Vi è una notizia degna della massima attenzione che riguarda il mondo russo. In Russia il partito comunista alle ultime elezioni ha raggiunto il 25%. Il partito comunista di Zjuganov si è così attestata come forza di grandissimo rilievo nel Paese. Il fatto che in Russia il partito comunista abbia raggiunto il 25% deve far riflettere, in specie quelli che hanno celebrato con toni entusiastici il mondo post 1989 come il trionfo della libertà, dei diritti e della pace. Alludo agli aedi della fine capitalistica della storia, coloro che dichiarano la storia finita con il solo malcelato intento per indurre i popoli ad accettare il presente a capitalismo integrale come destino fatale ed inemendabile.

Il partito comunista russo non è opposto a Vladimir Putin, al contrario, per certi versi rappresenta il putinismo in forma ancora più radicale ed estrema. Potremmo dire senza esagerazioni che il partito comunismo di Zjuganov rappresenta il partito di Putin portato alle estreme conseguenze: opposizione fermissima alla globalizzazione atlantista, difesa strenua delle identità culturali e spirituali, intese come fortilizi di resistenza al nichilismo della società dei capitali, socializzazione dei mezzi della produzione, opposizione al neoliberismo feroce e alle sciagure nell’etico che esso continua a produrre. Con buona pace dei cantori zarathustriani dell’eterno ritorno del mercato, pare che la globalizzazione sempre più stia generando moti di resistenza quando non direttamente di opposizione. Tali moti di opposizione sono per ora certamente contenuti grazie alla svolta autoritaria che nel capitalismo sta avendo luogo grazie all’emergenza epidemiologica utilizzata a modo di governo. I russi hanno ora capito che quel che hanno perso con il 1989 è assai più di quelle che hanno guadagnato. I russi stanno comprendendo appieno che l’Occidente a capitalismo integrale non è un’opportunità ma una sciagura che non genera uguaglianza, libertà e pace ma risultati di segno opposto.

Come sempre amo ripetere peggio del mondo diviso dal muro di Berlino poteva esserci solo ciò che è venuto dopo: il mondo a capitalismo integrale sotto il segno dell’alienazione e dello sfruttamento e delle altre patologie connesse con la forma merce, con il suo processo di mondializzazione. Insomma possiamo ancora dire che la Russia di Putin e del Partito comunista di Zjuganov rappresenta oggi più che mai una speranza per il mondo intero, una speranza di resistenza al delirio imperialistico a stelle e strisce. Davvero dobbiamo sperare in una Russia forte, indipendente, sovrana e autonoma anche militarmente, che faccia da contrappeso al delirio imperialistico a stelle e strisce, che sappia riorganizzare un mondo multilaterale, opposto a quello sotto il segno di Washington. Il fatto che la stampa italiana abbia diffamato unanimemente il partito comunista di Zjuganov è la prova provante di ciò che già sappiamo, la Russia è una forza non allineata che merita di essere rispettata e anzi di essere assunta come paradigma di resistenza al delirio del capitalismo globalista a trazione atlantista.

RadioAttività lampi del pensiero con Diego Fusaro