Sono 120 le testate giornalistiche che hanno preso parte al Trust Project, un’iniziativa messa in atto per garantire maggiore trasparenza e veridicità delle notizie. In Italia, anche il Corriere della Sera è parte di questo progetto. Una scritta aggiunta in calce sotto ogni articolo pubblicato sul digitale, recita: “Il Corriere della sera, che fin dalla fondazione nel 1876 crede nel valore primario dell’informazione, ha aderito al Trust Project. Si tratta di un’iniziativa internazionale che coinvolge centinaia di testate in tutto il mondo e punta a chiarire da subito ai lettori la credibilità e l’autorevolezza di un contenuto giornalistico. Per farlo, assegna un’etichetta riconoscibile sulla base di standard uniformi e condivisi”.

Un principio corretto, ma che non sempre ha trovato applicazione nel corso della storia, come ha dimostrato lo stesso Fabio Duranti in diretta a “Un Giorno Speciale”, analizzando varie prime pagine piuttosto controverse pubblicate dal quotidiano nel corso degli anni e in particolare in riferimento al ventennio fascista.
Proprio sotto il regime fascista, furono vari i giornali mainstream che subirono l’influenza e la coercizione del potere, legittimando ogni scelta, anche le più opinabili. Basti pensare che, per annunciare le leggi razziali nel 1938, il Corriere parlava di “Una serie di vitali decisioni per la difesa della razza”. E ancora, nel 1940, annunciava con entusiasmo e giubilo la dichiarazione di guerra dell’Italia di Mussolini a Gran Bretagna e Francia.
Testimonianze storiche che, a quasi cent’anni di distanza, dimostrano come la cieca fiducia nell’informazione non sia sempre ben riposta.

Fusaro ha commentato sconcertato: “Queste pagine sembrano di oggi. Italiani, correte alla guerra, fatevi benedire, chi non si schiera con noi è un disertore… Dall’800 il Corriere riporta con attenzione la verità dei gruppi padronali, l’ideologia dei gruppi dominanti. È il giornale dei dominanti, come la larga parte di quelli esistenti”.
Un commento condiviso anche da parte di Alessandro Meluzzi: “Questi giornaletti, pagati dalla famiglia Elkann, che è quella che ha venduto mascherine farlocche per milioni e milioni di euro all’Italia e ad Arcuri. Mascherine autodichiaratesi farlocche! Parliamo di adesso, non del 1940. Famiglia Elkann!”.