24 agosto 2016: l’ora più buia per una buona parte degli italiani residenti nel Centro Italia. La prima delle scosse che sconvolse i luoghi di Amatrice, Arquata del Tronto (Ascoli Piceno), Accumoli (Rieti) insieme ad altre comunità appartenenti ai territori di Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria. A distanza di 5 anni dai primi crolli i cantieri aperti sono circa 5.000, mentre 12.000 sono le abitazioni già recuperate. Ma è sufficiente una breve ricerca delle immagini attuali o un semplice giro presso le zone colpite per rendersi conto dello stato dei lavori. Un quadro sintetizzato dal terzo Rapporto sulla ricostruzione del Centro Italia, presentato dal commissario straordinario, Giovanni Legnini: “La ricostruzione pubblica dopo anni di stasi sostanziale – si legge nel testo – comincia ad avanzare grazie all’effetto delle semplificazioni normative e delle ordinanze speciali in deroga che dispiegheranno pienamente i loro effetti nei prossimi mesi”. Una previsione che tutti sperano possa concretizzarsi.

Cause della lentezza? Molteplici, come riportato in diretta ai microfoni di Stefano Molinari da Sergio Pirozzi. L’ex sindaco di Amatrice ha consegnato oggi al Premier Draghi, in occasione della sua visita nella zona terremotata, un dossier sull’alto rischio di infiltrazioni mafiose per la realizzazione delle opere. “Mi auguro che venga recepito perché ci sono argomentazioni più che valide sulla possibilità che il nostro territorio diventi terra di conquista per la malavita”, ha commentato Pirozzi a Lavori in Corso. Ecco il suo intervento.

“Cause della lentezza nella ricostruzione? Primo: assenza di continuità. Secondo: una normativa cambiata ogni anno in base alle varie tragedie che succedono. Per cui una legge quadro che sancisca determinati principi, questo è un altro problema.

E poi te ne dico un altro: noi oggi tutte le strutture pubbliche che abbiamo ad Amatrice sono state donate. Per cui se oggi la comunità di Amatrice è viva e grazie alla solidarietà degli italiani. Considera che a settembre è stata messa la prima pietra per l’ospedale, per cui dovremmo aspettare almeno altri quattro anni. Noi oggi se abbiamo un cinema-teatro è stato donato, se abbiamo gli impianti sportivi sono stati donati, se abbiamo un centro giovani è stato donato, se abbiamo un centro anziani è stato donato. Capisci che lo Stato sui servizi pubblici essenziali è fermo a ‘caro amico ti scrivo’.

Io ho fatto tante proposte a livello legislativo al Parlamento, sono state tutte bocciate. Avevo sperato che sulla scorta del modello Genova, il Centro Italia avesse trovato la strada.

Poi l’altro aspetto: secondo me si parla solo di ricostruzione, ma non si parla di lavoro e di occupazione. Per cui visto che il Premier Draghi oggi ha detto che se ne parla per il 2029, da qui e per otto anni deve esserci l’esenzione dei contributi e delle tasse, anche dei provvedimenti che incentivino l’assunzione a tempo indeterminato dei giovani.

Oggi il sentimento è di dolore, perché ho perso troppi amici, e anche di rabbia per quello che si poteva fare e non è stato fatto. Io penso che peggio di così non possa andare. Dobbiamo resistere per i nostri amici che non ci sono più, per gli italiani e anche per dare un futuro ai nostri figli. Io ritengo ancora oggi che Amatrice era e tornerà ad essere uno dei borghi più belli d’Italia. Voglio dare un messaggio di speranza, però c’è tanta, tanta rabbia”.