La scomparsa del Dott. Giuseppe De Donno, ex primario di pneumologia dell’ospedale Carlo Poma e padre della terapia anti Covid con il plasma iperimmune, ha preso tutti alla sprovvista. Mentre la procura di Mantova apre un’inchiesta per la sua morte che per ora si ipotizza essere un suicidio, ci si interroga sul motivo che potrebbe aver portato il Dottore a un gesto così estremo.

Lo stesso Dottore si era dimesso dall’ospedale dove lavorava per dedicarsi all’attività di medico di famiglia, ma già precedentemente aveva dimostrato di essere refrattario ai riflettori che si erano accesi su di lui con tutte le critiche che ne sovvengono, accompagnate perfino da visite in reparto da parte dei NAS. Nella fase più acuta dell’emergenza sanitaria si era distinto per aver curato ben 58 pazienti su 58 malati di Covid proprio attraverso la terapia al plasma per cui si era tanto battuto, poi bollata dall’ambiente scientifico come inefficace e di conseguenza fatta uscire di scena.

Il Dottor De Donno era stato ospite per diverse volte anche in Senato, dove aveva tenuto delle conferenze chiarificatrici riguardo la sua terapia: forse è anche per questo che il Senatore della Lega Armando Siri lo ha ricordato con queste parole in diretta a “Un Giorno Speciale”.

“De Donno era in quel periodo l’unico che riusciva a dare una speranza e una cura. Questo aveva un grande significato in un momento in cui non c’era nulla. Anche riguardo il tema delle terapie domiciliari, su cui ho combattuto anch’io fin dall’inizio, e alla fine siamo riusciti a votare una mozione in Senato (quasi all’unanimità) che impegna il Governo ad avere un protocollo nazionale di cure domiciliari. In realtà poi è rimasta lettera morta.

Siamo in un momento veramente difficile, secondo me siamo quasi fuori dalla situazione di emergenza dal punto di sanitario, virale e siamo invece in piena emergenza psichiatrica. Ci troviamo in una situazione di isteria collettiva, con tutta una serie di frangenti psicotici, in cui si dividono le persone tra no-vax, free-vax e pro-vax. Tutta una roba che non c’entra assolutamente nulla con questa ideologia.

De Donno è stata una persona molto concreta. Prima non c’erano vaccini o protocolli, non c’era niente. C’era solo lui con l’arte medica, con la letteratura che spesso viene dimenticata. In questo momento stiamo purtroppo ingolfando il dibattito di ideologismi, fanatismi. Dobbiamo guardare i dati con razionalità, logica e approccio scientifico vero che non deve essere messo in mezzo alle ideologie. Il dottore ricordo che è stato emarginato, ha dovuto poi lasciare anche l’ospedale dove ha lavorato. Era molto prostrato dopo essere stato abbandonato, questo è mobbing puro. Eppure non ho visto l’Ordine dei medici intervenire a sua difesa e sostenerlo. Invece vedo che, dall’altra parte, lo stesso Ordine e le istituzioni che non alzano un dito e non dicono una parola di fronte a certi altri soggetti che definiscono sorci quelle persone che autonomamente decidono di non scegliere di vaccinarsi. Questo è molto grave.

Allora ci si indigna se De Donno cerca di salvare le persone e lo si emargina e poi non si fa nulla a tutti i soggetti che attaccano violentemente con una campagna di odio. Di fronte a questo vediamo la debolezza del sistema e questa debolezza va oltre i vaccini. Il fatto che si sia piegata la Costituzione e quelle che sono il perimetro delle libertà fondamentali ci fa preoccupare anche per il futuro.
La lucidità mentale sembra essere svanita da molti nostri connazionali”.