Naturalmente, la narrazione della leggenda neoliberista per giustificare lo scempio del mio Paese continua a ripetere il dogma dello Stato che va amministrato come un’impresa. Tale affermazione, palesemente assurda, giustifica il vincolo del pareggio di bilancio. Esso serve a garantire il pagamento degli interessi, unico fine del debito pubblico. Infatti, nessun capitale è stato rimborsato mai e in nessuna democrazia occidentale dalla fine del secondo conflitto mondiale.

È una colossale menzogna che il debito pubblico venga ripagato. Nessun Paese occidentale lo ha fatto negli ultimi 75 anni. Allora qual è il gioco? Il gioco è pagare degli interessi speculativi non dovuti a un sistema di banche private.

C’è un passaggio sottile. Il passaggio sottile è quello che alle persone ignoranti fa credere che lo Stato debba essere gestito come un’impresa. A differenza dei politici che vi comandano, io nell’impresa ci lavoro, so cosa sono, non li ho letti sui libri. Ebbene, vi dico che una caratteristica è fondamentale per un’impresa: non c’è libertà in un’impresa. In un’impresa non c’è democrazia. In un’impresa c’è un’organizzazione verticistica, nella quale c’è chi comanda e chi esegue. Non è che si mette ai voti. Se noi facciamo passare il concetto come sono riusciti a far passare che lo Stato sia un’impresa, si ragiona nello stesso modo. Lo Stato si deve indebitare, lo Stato deve fare il pareggio di bilancio, lo Stato non è un organismo nel quale c’è democrazia: ecco qual è il messaggio subliminale, ecco quello che la gente non ha ancora capito.

La verità è che lo Stato non è affatto un’impresa. Ci sono voluti migliaia di anni per creare il concetto di Stato che oggi stiamo distruggendo perché c’è un sistema di aziende multinazionali che hanno occupato il potere. E devono far credere anche anche lo Stato sia un’impresa, in modo tale che noi non lo possiamo governare con la democrazia.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi