Peggiora sempre più lo scenario della disoccupazione giovanile in Italia. La popolazione tra i 25 e i 34 anni che non ha occupazione o che addirittura non cerca alcun impiego ha raggiunto livelli percentuali davvero preoccupanti: attualmente si assesta al 43%. Dati peggiori si erano registrati solamente negli anni compresi tra il 2013 e il 2016, con picco massimo nel 2014 con il 45.7% di persone disoccupate. Una situazione che fa paura non solamente alla luce dei numeri: a preoccupare sono anche le modalità in cui questi si manifestano. I giovani, nell’Italia odierna, non studiano, non cercano occupazione, non mandano curriculum e non hanno ambizioni di ricerca di un lavoro.

Tragica anche la situazione che riguarda i giovani che decidono i lasciare l’Italia per andare a studiare all’estero. Si tratta di un numero raddoppiato dal 2007. Anche in questo caso, ancor più dei dati preoccupano le modalità di manifestazione di questi: molti di questi giovani lasciano il Belpaese con l’idea di non tornarci. A lanciare l’allarme, attraverso i numeri e non solo, è il professore ed economista Valerio Malvezzi, che a ‘Un Giorno Speciale’ ha commentato le statistiche.

“Oggi ho deciso di far vedere dei grafici che riguardano i giovani. Primo grafico: dati dal 2004 fino al 2020 che mostrano la situazione dei disoccupati e inattivi in Italia dai 25 ai 34 anni. Siamo arrivati al 43%. Dal 2013, da quando abbiamo avuto i Governi neoliberisti, le persone che non hanno un’attività sono oggi circa 4 persone su 10. Nella fase dell’età in cui sei più forte fisicamente e mentalmente 4 italiani su 10 non lavorano. Essere entrati in Europa non ha prodotto un risultato positivo.

Secondo grafico: media annua di persone in cerca di occupazione. Dal 2007, quando arriva la crisi finanziaria, che io affermo essere semplicemente un cambiamento deliberato e pianificato di sistema economico che ha avuto il culmine massimo nel Governo Draghi di oggi, succede che quasi raddoppiano da 500mila a oltre 900mila il numero annuo di persone in cerca di occupazione. Il dato da interpretare è il fatto che le persone, nella fascia da 25 a 34 anni, non lavorano. Perché riduco il numero di persone che cercano occupazione? Perché la verità è che sono disperate, non mandano nemmeno più un curriculum. C’è una campana che dal 2014 scende, ed è il numero delle persone che cerca occupazione da 25 a 34. Il vero problema è che non bisogna spingere per il reddito di cittadinanza ma per il lavoro di cittadinanza. Questo è il passaggio culturale che io propongo nell’economia umanistica.

Terzo grafico: è la dinamica di una curva di circa 20 anni di un tasso di inattività in Italia. Qui mi pare sia inequivocabile la ragione per cui io non sono contro l’Euro ma contro l’Europa. Il tipo di Unione Europea che porta nel mio paese questi risultati: dal 2004 al 2020 un aumento spaventoso del tasso di inattività in Italia. Lavoriamo di meno perché non siamo occupati, il reddito è zero. “Italiani inattivi” vuol dire una persona che non studia, non lavora e non cerca lavoro. Cioè io vi sto dicendo che 1 italiano su 3, nella fascia dai 25 anni e 34 anni, non studia, non lavora e per disperazione non cerca lavoro.

Quarto grafico: mostra quello che sta succedendo dal punto di vista degli studenti. Ci sono studenti in uscita dal sistema italiano. Dal 2007 è raddoppiato il numero degli italiani che va a studiare all’estero. Non ho nulla contro questo ma non è il discorso di campanilismo. Sto dicendo che molti di loro ci vanno con la prospettiva di non ritornarci. Abbiamo una classe politica che sta discutendo di lotte di partito interne e non stiamo capendo che gli imprenditori sono massacrati. Abbiamo giovani che scappano, disperati che aspettano il reddito di cittadinanza e una piccola parte di persone che riesce a trovare lavoro. Non regge un Paese su questo modello economico: lo capite o no?”.