Nelle mie inchieste mi sono sempre astratto da temi di massa come lo sport o una specifica parte politica. In copertina del mio libro “Il Diego rivoluzionario” c’è Maradona e uno dei leader socialisti più controversi: Ugo Chavez. Eppure non è un libro che parla di sport né schierato politicamente. Parla di verità taciute per decenni. La verità non va raccontata solamente quando la censura riguarda il personaggio nel quale ci riconosciamo. La verità va raccontata quando viene stravolta nella versione dei vincitori. “Il Diego rivoluzionario” è una delle mie inchieste più complete e rischiose e sicuramente è il mio più concreto atto di denuncia del neoliberismo e del progetto oligarchico di nuovo ordine mondiale.

Raccontarlo attraverso Maradona mi permette di abbattere lo steccato del recinto in cui alcuni temi vengono relegati. Il giornalista ha il compito di unire i puntini e costruire qualcosa che va al di là dei singoli episodi. Utilizzando inchieste, virgolettati e fonti, ho collegato gli ambiti come non era mai stato fatto prima. Ho intrecciato gli eventi e le mie inchieste con altri. Matteo Marani aveva realizzato un’incredibile inchiesta sui Mondiali del ’78, eppure anche lui, giornalista encomiabile, non ha ritenuto opportuno collegare questi temi con le cause della squalifica di Diego.

Gli autori argentini hanno dimostrato che la squalifica di Diego fosse stata indotta, che c’era la possibilità di salvarlo ma non hanno voluto scovare i responsabili politici di quelle azioni, pur avendo evidenziato i conflitti d’interesse della Fifa. Il regista Emil Kusturica ha acceso i riflettori sui nemici di Diego e alcuni eventi ma non si è occupato di entrare nel merito delle squalifiche subite. La mia inchiesta vuole scendere nei dettagli e dare finalmente delle risposte.

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