Roma, tra i tanti dubbi, una certezza: Nicola Zingaretti non sarà il prossimo sindaco della Capitale.
Si erano rincorse le voci di una sua possibile candidatura al Campidoglio e avevano trovato conferma fino allo scorso sabato, quando l’ago della bilancia è passato in favore di Roberto Gualtieri, con ogni probabilità il candidato capitolino del PD.
Zingaretti sarebbe stato certamente un’opzione più accreditata secondo i sondaggi, che lo davano assoluto vincente su Virginia Raggi e Carlo Calenda, ma l’attuale sindaco è andata all’attacco con una sottile strategia politica.

La candidatura del Presidente del Lazio al Campidoglio dipendeva infatti non solo dalla volontà dei vertici Dem, ma anche e soprattutto dagli assessori regionali del Movimento 5 Stelle, che avrebbero fatto crollare la giunta non appena Zingaretti si fosse dimesso e candidato a sindaco di Roma, correndo il rischio di lasciare la Regione alla mercé della destra in piena campagna vaccinale.
A ‘Lavori in Corso’ ha spiegato tutti i dettagli la giornalista di “Repubblica” Giovanna Vitale.

E’ successo i Dem sono andati a verificare le condizioni poste da Zingaretti per dare la sua disponibilità a correre a Roma e quindi a lasciare la guida della Regione Lazio con un anno e mezzo di anticipo e hanno chiesto a Giuseppe Conte che si mettesse in qualche modo “in sicurezza” la Regione con un’alleanza con il Movimento 5 Stelle per cui nell’ipotesi in cui si fosse andati alle elezioni regionali anticipate, si poteva allungare per un po’ la vita della legislatura fino a quando la campagna di vaccinazione nel Lazio non fosse conclusa, quindi fino a ridosso delle comunali. Zingaretti quindi si sarebbe dovuto candidare ufficialmente a settembre, in modo da poter concludere la campagna vaccinale facendo blindare il Lazio con un accordo tra PD e Movimento 5 Stelle di modo che l’alleanza sarebbe stata più competitiva rispetto a una competizione con il centrodestra che, come sappiamo, nel Lazio è molto forte.

A livello locale però si è mossa molto bene Virginia Raggi, perché quando ha intuito che c’erano contatti stretti tra Letta, Di Maio e Conte e ha creato intorno a sé un cordone e un consenso che ha di fatto impedito alle due assessore del Movimento 5 Stelle della giunta Zingaretti di dargli l’ok.
A quel punto Conte non ha tenuto il Movimento 5 Stelle sulle condizioni chieste da Zingaretti per candidarsi. Letta non ha potuto far altro che prendere atto che il Movimento ritirava il suo appoggio all’operazione Zingaretti e ha dato il via libera a Roberto Gualtieri.

Non c’è dubbio che Zingaretti fosse il candidato più popolare, come mostravano tutti i sondaggi. Quest’operazione però dipendeva dal via libera del Movimento 5 Stelle e quel via libera non è arrivato grazie a un’abilità della Raggi che si è mossa bene minacciando di farsi appoggiare da Davide Casaleggio e da un elemento chiave come Roberta Lombardi, che avrebbe fatto crollare la giunta del Lazio. Il pericolo quindi era che se Zingaretti si fosse candidato in Campidoglio, la giunta regionale sarebbe crollata a campagna di vaccinazione ancora non finita“.