A nulla è servito il tentativo in extremis dei tifosi per cercare di ritrovare l’unione di intenti tra Conte e l’Inter: l’allenatore pugliese ha ufficialmente rescisso il contratto incassato dal Club una buonuscita di 7.5 milioni. Troppo distanti le due parti con il tecnico che chiedeva un consolidamento della rosa che ha alzato lo Scudetto solo la scorsa domenica e con Suning che invece prevede un mercato con circa 100 milioni di attivo con il possibile sacrificio di uno o due top player.

Le strade tra Conte e l’Inter si separano. Nell’attesa di scoprire il suo sostituto, (magari uno tra Simone Inzaghi, Massimo Allegri e Sinisa Mihajlovic) come giudicare il comportamento dell’ormai ex allenatore e le richieste del colosso cinese? Secondo il giornalista Marco Bellinazzo, ospite in diretta di Luigia Luciani e Stefano Molinari, alla luce della grave crisi economica già in corso “se gli si propone di vendere qualche giocatore o di ridursi l’ingaggio per un anno non mi sembra un atto di lesa maestà o di irresponsabilità da parte del club”.

Ecco il commento di Marco Bellinazzo a Lavori in Corso.

“Innanzitutto suggerirei ai tifosi che protestano con le loro società di andare magari a protestare a Nyon con l’Uefa. Perché il progetto Superlega, non quello che è stato presentato, ma quello che si poteva concordare con un merito sportivo da salvaguardare, sarebbe stato una soluzione per molti problemi. Ma al di là di questo, è evidente che qui ci troviamo di fronte alla prima grande recessione del calcio globale. E il calcio è sempre cresciuto in questi anni, nonostante tutte le altre crisi economiche. Mettiamola sul piano prettamente economico-finanziario: abbiamo delle aziende che hanno visto in un anno liquefare ricavi importantissimi. Pensiamo che l’Inter ha perso soltanto con la chiusura dello stadio tra i 60 e i 70 milioni. Un centinaio se consideriamo anche la scorsa stagione. Solo per questa voce.

I calciatori non è che guadagnano cifre da sopravvivenza. Un taglio temporaneo del 10-15% si poteva anche accettare. Ma c’è da parte di tutti i calciatori un mezzo rifiuto, al massimo una spalmatura. C’è il caso di Antonio Conte che dice ‘non rispetta il progetto che mi era stato promesso’. Non si può dire, perché quel progetto è stato fatto prima che accadesse questa roba qua, che non dovrebbe essere ignota a Conte. Se gli si propone di vendere qualche giocatore o di ridursi l’ingaggio per un anno non mi sembra un atto di lesa maestà o un atto di irresponsabilità da parte del club. Anzi, esattamente il contrario: il club vuole sopravvivere, vuole trovare soluzioni per non dover depauperare l’organico e allora bisogna fare delle scelte dal primo all’ultimo dei dipendenti dell’Inter. Cercare insieme di fare ciascuno la propria parte.

Tecnicamente Conte non si discute, ha vinto e vince. Sul comportamento, la capacità e la sensibilità di gestire determinate situazioni mi sembra che sia orientato più a tutelare i suoi interessi. A questo punto ci penserei bene prima di andare a prendere Conte. Se arriva un situazione particolare e ti si chiede un piccolo sacrificio, bisognava accettarlo.

Il comportamento di Conte non lo condivido assolutamente. Mi sarei aspettato non una sorta di religiosa accettazione del sacrificio da parte dei calciatori e dell’allenatore, ma almeno un atteggiamento di disponibilità e comprensione delle ragioni. Fare la propria parte perché da questa crisi si esce soltanto se ognuno fa la propria parte”.