Bisognerebbe, prima di votare, chiedere ai partiti politici di inserire nel proprio programma elettorale posizioni rivoluzionarie per l’epoca che viviamo. Quali ad esempio l’uscita dall’Unione Europea, oppure la revoca dell’unificazione tra banche di affari e banche di investimento. Politiche fortemente contrarie al modello capitalistico dell’economia, quali ad esempio il limite all’uso degli strumenti derivati, sarebbero elementi necessari all’introduzione dell’economia umanistica e di cui finora nessun segretario di partito della politica italiana ha parlato.

Praticamente non passa giorno che io non riceva da questo o da quel rappresentante locale o regionale di qualche forza politica l’invito ad andare a qualche convegno. Io di solito ringrazio e dico di no, che non ci vado per due ragioni. Primo: perché io lavoro da solo. Secondo: perché non partecipo a dibattiti organizzati da partiti politici. Non lo faccio più. E non lo faccio più per una ragione, perché sono stanco di essere preso in giro.

Le mie posizioni sono chiare. Sono posizioni palesemente contrarie all’Unione europea, all’usare questa moneta di Stato senza Stato che si chiama euro. E soprattutto a non vedere affrontare le grandi questioni dell’economia. Non vedo nei programmi dei partiti politici delle posizioni rivoluzionarie. Vedo delle posizioni di continuità. E tutti i partiti che si presentano sistematicamente come i nuovi, come quelli che vorrebbero cambiare le cose, poi votano il Governo Draghi. E signori, non è con il Governo Draghi che cambiamo le cose. Come ormai molti cominciano a capire. Io lo avevo capito sin dal primo giorno.

Come pensiamo di cambiare le cose se non parliamo per esempio delle aste marginali, del collocamento dei titoli pubblici italiani, del perché prendiamo la strada del Recovery Funds quando potremmo prendere la normale strada dei Btp italiani. Come pensiamo di cambiare le cose se non cambiamo il rapporto tra banche di affari e banche di investimento e banche che danno credito alle famiglie e alle imprese. Come pensiamo di cambiare le cose se non andiamo nell’economia umanistica che io propongo. Devono essere ricette rivoluzionarie.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi