Pensateci: il presente che stiamo vivendo tra lockdown, distanziamenti e mascherine un giorno riempirà le pagine dei libri di storia. Già alcune epoche del passato sono state segnate da grandi pestilenze e probabilmente anche la nostra passerà agli annali, archiviata tra i periodi più cupi. In oltre un anno di emergenza sono racchiuse paure, rassicurazioni, rivolte: in quasi tutte le parti del mondo, Italia compresa.

Nello specifico il caso italiano sarà ricordato come il primo del continente europeo che ha dovuto far fronte al covid-19. Ricordiamo le ore drammatiche vissute in Lombardia tra zone rosse, (oltre a quelle mancate), terapie intensive stracolme, camion dell’esercito che trasportavano cadaveri: tutte immagini che hanno contribuito a alimentare l’istinto di sopravvivenza della popolazione. Scene che si sarebbero poi riprodotte in tutto lo Stivale e che ci hanno accompagnato fino a oggi.

Un clima di paura, quello alimentato in questi mesi, che ora verrebbe spezzato dalla “pozione magica”, il vaccino di cui tanto si discute. Una “prospettiva salvifica”, come l’ha descritta in diretta ai nostri microfoni il professor Alessandro Meluzzi, il quale ha ricostruito le diverse fasi epidemiche che ci hanno portato a questo punto.

Ecco l’intervento del Prof. Alessandro Meluzzi, con Fabio Duranti e Francesco Vergovich a Un Giorno Speciale.

“Quello che posso dirvi è che assistiamo a una serie di comportamenti collettivi che per essere capiti hanno bisogno di essere letti con qualche conoscenza della psicologia sociale e della psicologia di massa.

Pensiamo all’esordio di quella che io chiamo la psicoinfopandemia. Vedevamo annunciati milioni di morti, sentivamo l’arrivo di un virus conosciuto non si sa bene se da un laboratorio militare di Wuhan o dal cielo. Vedevamo cortei di bare portati via con carri militari secondo una scenografia che sembrava presa da Stanley Kubrik. E quindi ci trovavamo di fronte a un evento immenso, spaventoso, incontrollabile. Di fronte a questo la prima risposta è quella classica: la fuga, la chiusura, l’isolamento, la quarantena.

E questo è quello che è avvenuto nei primi mesi del lockdown, diciamo dal mese di febbraio quando l’episodio di Wuhan si è manifestato. Arriva il mese della prima liberazione, il mese di maggio, tutti hanno la sensazione che questo virus che ha fatto un numero limitatissimo di morti e di danni possa fare il decorso di tutti i virus respiratori e influenzali che hanno attraversato la storia dell’umanità recentemente.

Dal punto di vista psicologico arriviamo all’estate. Tutti hanno la sensazione che tutto sia passato e effettivamente l’estate trascorre in maniera sostanzialmente normale.

Arriva l’autunno e il grido delle Cassandre si alza forsennato: ‘siete stati responsabili, siete andati in Sardegna, avete viaggiato, adesso la peste ritorna’. Inizia la fase più pestilenziale che è quella attuale nella quale i reparti si riempiono nuovamente, i morti si moltiplicano, la malattia appare incontrollabile.

Si annunciava già all’orizzonte la prospettiva salvifica. La prospettiva salvifica era quella del vaccino perché la storia delle grandi epidemie è stata modulata dall’arrivo dei vaccini. Badate bene che in questo caso quelli che si annunciavano non era vaccini già sperimentati, agenti virali o batterici attenuati e inoculati per produrre una reazione immunitaria. Ma erano sieri genetici, sperimentali fatti con tratti genetici dell’Rna. Il messaggio salvifico veniva veicolato dalla Pfizer e da Moderna con vaccino Rna, veniva veicolato da AstraZeneca con un vaccino ad adenovirus, veniva veicolato dalla Johnson&Johnson. Quindi quattro vaccini salvifici, che ripeto non era vaccini ma sieri genetici proposti come terapia sperimentale. Inizia la più grande, straordinaria sperimentazione della storia della medicina su milioni di persone. Inizia la più grande sperimentazione che si sia mai vista.