Trenta denari che costano cari. E parecchio, se ciò che viene chiesto in cambio non è altro denaro (che pure dovrà essere restituito) ma manovre economiche, e dunque politiche.
E’ il prezzo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, posto in questi giorni all’attenzione del parlamento ma dalle condizionalità ignote.
O meglio, sappiamo che quei 30 miliardi annui ci costeranno in futuro, ma non sappiamo esattamente quanto e come.
Su questo ci aveva avvertito da mesi il prof. Valerio Malvezzi, economista strenuo oppositore di meccanismi come il Mes che il precedente Governo Conte non ha fatto passare, ma che a dir la verità, come ha detto a ‘Un Giorno Speciale’, somiglia parecchio a questo Recovery Fund.

Io osservo che così, con una certa nobilitate, è stata glissata la questione che Quota 100 sparisce. Ma insomma, ci sono dei partiti che mi pare di quella cosa lì abbiano fatto il loro cavallo di battaglia.
“Ah, vabbè ma tanto poi per i vari settori faremo qualcosa di diverso”.
In poche parole la volontà politica viene decisa dalla volontà tecnica-finanziaria. Io non ce l’ho con Draghi. Draghi fa il suo mestiere, cioè l’uomo di finanza da trent’anni. Cossiga disse cose precise su di lui, cioè che un uomo della Goldman Sachs non può diventare Presidente del Consiglio di un paese.

Ma i parlamentari non possono essere ignari di quel che sta succedendo, perché il regolamento 241 del 2021 riferito all’uso del Recovery Fund chiarisce in modo inequivocabile che se non ci saranno risposte precise da parte dello Stato alle raccomandazioni dettate dalla maestrina di Bruxelles, verrà attuata una procedura che si chiama “freno di emergenza”. Sapete cosa vuol dire? Delazione.
Se un solo paese dell’Unione dirà che l’Italia non ha fatto bene il compitino, verrà immediatamente bloccata l’erogazione dei finanziamenti.

Non potete dirmi che i parlamentari italiani queste cose non le sanno, perché o non leggono i regolamenti o sperano che non ci sia uno str***o come me che le va a dire in pubblico così i loro elettori non le capiranno. Purtroppo però c’è qualcuno come me che ne parla.

Sapete cosa vogliono questi neoliberisti? La concorrenza. Homo homini lupus, è tutto scritto, non so più come dirvelo. Le tre grandi variabili saranno fisco, lavoro e pensioni. Lì si giocherà la partita a settembre.
Dovremo fare quello che vogliono loro: flessibilità del lavoro e via Quota 100. E questi stanno votando di sì!
Votano sì facendo finta di non capire dove stiamo andando
“.