Il 1° maggio è la Festa del Lavoro, ma oggi c’è poco da festeggiare, perché i dati ci raccontano di un Paese dove la disoccupazione è aumentata di un milione di posti in meno. Un Paese dove il futuro si presenta davvero tragico, non solo per il lavoro dipendente, la cassa integrazione e lo sblocco dei licenziamenti, ma per tutto il ceto medio proletarizzato: ristoratori, commercianti, artigiani…
Stiamo vivendo una fase drammatica della nostra storia, e solo ripartendo dal lavoro possiamo ricostruire dignità e forza.

Come lo facciamo? Con il cambio di sistema.
I tempi di lavoro per costruire le cose e i servizi diminuiranno sempre di più: perciò bisogna impostare di nuovo una piena occupazione, cioè lavorare tutti, lavorare meno e vivere meglio.
E’ una proposta politica importante che certamente deve partire colpendo quelle che sono le ineguaglianze più gravi. Penso a quelle multinazionali che, senza pagare le tasse, fanno il bello e il cattivo tempo in Italia.

Ma penso anche alle 2000 grandi aziende italiane con sede fiscale in Olanda: sventolano il tricolore, ma sono quelli che sottraggono fiscalità alla collettività (e quindi a tutti).
Partiamo dalla Patrimoniale, sì, ma nei confronti di quelli che stanno in alto, non di quelli che stanno in basso.
Questa è la nostra proposta.
Viva il 1° maggio. Viva la Festa del Lavoro.

3 minuti con Marco Rizzo

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