La leggenda neoliberista del debito pubblico italiano dimentica di raccontare una parte fondamentale della storia della sua composizione. Mi riferisco al dogma delle “privatizzazioni o morte” del quale l’attuale Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi fu convinto sostenitore e attuatore come direttore generale del Ministero del Tesoro negli anni ’90. Parimenti la privatizzazione selvaggia dell’industria statale fu accompagnata dalle misure di austerity degli anni successivi. Facciamo avanzo di bilancio primario dal 1991, cioè da trent’anni e dalla privazione della sovranità monetaria il cui primo atto fu probabilmente il divorzio tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro del 1981.

Questo è un punto topico. Purtroppo molti giovani hanno dimenticato quella storia perché la storia viene scritta dai vincitori e chi ha vinto sono gli eurofili, gli europeisti, quelli che hanno una fede cieca nell’euro e nella dottrina che lo ha voluto: il neoliberismo. Questa leggenda si dimentica di spiegare che l’esplosione del debito pubblico avviene proprio a seguito di queste due scelte fatte negli anni ’80 e poi negli anni ’90.

I due disastri che hanno alterato l’economia italiana sono stati: una lettera tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia nella quale si diceva che la Banca d’Italia non era più obbligata ad acquistare i titoli di Stato ma si sarebbe andati a collocarli a libero mercato, e poi un decennio dopo la politica di privatizzazione dell’impresa pubblica italiana e delle imprese private di conseguenza voluta dall’allora direttore generale Mario Draghi. Queste sono state le due scelte peggiori della storia dell’economia italiana.

Malvezzi Quotidiani, pillole di economia con Valerio Malvezzi