Il caso Aurora Leone ha smosso l’opinione pubblica riguardo le discriminazioni di genere negli ambienti sportivi: col passare del tempo sembra che certi stereotipi anziché essere sdoganati vengano rafforzati. Aurora Leone, nonostante fosse stata chiamata come giocatrice per la Partita del Cuore, non ha potuto sedersi al tavolo della nazionale cantanti solo per il fatto di essere donna. Affermazioni, a quanto racconta la stessa Aurora attraverso i social, che le sono state rivolte dal Direttore Generale della nazionale cantanti Gianluca Pennecchini.

Ma Aurora non è la prima ad essere caduta nella trappola della discriminazione nello sport. Di fronte a determinati fatti rimane da domandarsi se il nostro paese abbia avuto, o sta avviando davvero, una crescita sociale contro tutte le forme di discriminazione. Luigia Luciani e Stefano Molinari lo hanno chiesto a Barbara Rossi, psicologa dello sport e docente del settore tecnico di Coverciano, punto cardine del mondo calcistico e della Nazionale. Ecco l’intervento in diretta della psicologa a “Lavori in corso”.

“E’ una storia brutta e anacronistica. Come ha visto la rete si è ribellata in massa. Cosa che qualche anno fa non sarebbe successo. Qualcosa sta cambiando. Lavoro con il calcio da 25 anni, quando sono entrata per la prima volta in un comitato provinciale della FGC, non c’era il bagno delle donne. Da lì di strada ne è stata fatta parecchia. Però ce n’è ancora tanta da fare.

Senza dubbio il Gender-Gap è qualcosa che riguarda tutti gli ambiti ma, certamente, lo sport in qualche maniera è un territorio che ha sempre dato risalto alle caratteristiche maschili. E’ un territorio maschile per eccellenza, da sempre. Le donne stanno faticando di più per mettersi alla pari. Nello sport troviamo qualche traccia ancora più resistente di questo stereotipo. Nello sport è difficile smontare determinati pregiudizi.

Per me non è stato facile perché, oltre a essere una donna, io sono anche un esponente della psicologia, che è una disciplina che fa grande fatica ad essere inserita. Di tempo ce ne ho messo parecchio. Queste sono rivoluzioni culturali che necessitano di tempo.

Io non punterei tanto sulla volontà di cambiare la mentalità delle persone che hanno vissuto sempre in una determinata idea. E’ importante che con il tempo si crei una cultura più aperta alla parità di genere, che ci siano modelli anche per le bambine”.