Il pianto, egregi signori, è ‘na strunzata’! Dinanzi alle ingiustizie degli arbitri o di chiunque sia bisogna reagire in campo

Dopo la partita BeneventoCagliari avrei voluto scrivere ogni giorno un articolo per tentar di dialogare con i tifosi, sportivi e dirigenza sannita, ma per evitare di esser troppo ‘duro’ con quest’ultima, ho lasciato perdere.

Purtroppo, però, non è servito neanche il silenzio della ‘non scrittura’ ad aiutare La Strega a ben figurare contro La Dea. Nelle rappresentazioni iconografiche è sempre La Dea a vincere su La Strega, per corrispondenza ed aderenza ai canoni di bellezza che affascinano gli umani. E ieri, sul campo di Bergamo, la divinità s’è presa la scena sotto una pioggia grossa che appariva come un lavacro intenso dell’anima dei bianchi e candidi giocatori del Benevento.

Stamane ho letto le pagelle di alcuni giornali e divergo e concordo con alcuni voti. Ma ciò non conta troppo. Conta in fondo, per me, la mia divergenza sulla visione individuale del senso del gioco e dei giocatori.

E’ sempre doloroso per me, dover parlare di singoli in un gioco di squadra come il calcio, ma purtroppo la squadra è fatta di individui e quindi di dinamiche psicologiche individuali; per cui non mi posso esimere dal farlo.

Inzaghi nelle interviste si dichiara soddisfatto della difesa. Il sottoscritto, no. E’ una difesa che individualmente ha degli ottimi giocatori ma collettivamente fa acqua da tutte le parti. Sono poco concentrati al punto che in diverse partite hanno preso gol nei primi minuti. Non appena gli avversari saltano i centrocampisti, trovano una prateria libera per arrivare al pur sempre bravo Montipò, e fargli gol.

La differenza del Benevento dagli altri calciatori delle squadre incontrate, è atletica, tecnica e psicologica. Per esempio, quelli dell’Atalanta hanno una potenza atletica dirompente e una classe poco comune. Tutti hanno dato l’impressione di essere concentrati e di non aver per niente sottovalutato l’avversario. Viola è stato marcato, tutto il primo tempo, a una distanza di un metro circa.

Il Benevento nonostante ciò che afferma l’allenatore, mi dà l’impressione somatica di essere emotivamente a pezzi. Basta guardare i giocatori in fila, a inizio partita: sembrano ripiegati su se stessi, hanno gli occhi impauriti, come se fossero capitati lì per caso.

Su molti media in questi giorni si è riportata la frase di Pippo Inzaghi al riguardo dei suoi giocatori che piangevano di rabbia per le ‘ingiustizie’ messe in atto dagli arbitri Doveri e dall’amante dei jeans Mazzoleni; va bene che oramai il pianto maschile è stato ‘sdoganato’ a livello sociale, ma mi sembra che si stia mettendo in risalto una condotta meramente infantile. Il pianto, egregi signori, è ‘na strunzata’! Dinanzi alle ingiustizie umane o ‘disumane’ degli arbitri o di chiunque sia, bisogna reagire mettendo le palle in campo e cercando in ogni modo (ma senza piangere) di non farsele spappolare.

Ho visto in questi giorni, in diretta Sky, la denuncia del presidente Vigorito, ho ascoltato attentamente Inzaghi e l’accorato monologo del Direttore Sportivo Foggia, che tentava di parlare a Mazzoleni, il quale dentro una macchina, a finestrino alzato, forse neanche lo ascoltava. Le parole di Foggia però mi hanno toccato, profondamente! Soprattutto, la parte in cui diceva […] se hai una coscienza […] o […] Noi ci giochiamo la vita […]. Devo dire che ho trovato sincere quelle parole e mi sono emozionato, ma non ho pianto. Ora, sulla limpida scia di questa emozione e col viso e la voce, e quel dito puntato verso l’accusato, io chiedo a Pasquale Ciccio Foggia, facendo una premessa: “So che tu hai una coscienza, so che tu sei consapevole qui e ora che anche molti giocatori (forse ti riferivi loro) si giocano la vita, so che tu sei un ex calciatore e conosci profondamente il mestiere, so tante altre cose belle di te, in quanto calabrese e tifoso della Reggina, per questo ti chiedo, fronte a fronte, guardandoci simbolicamente negli occhi, da uomo a uomo, attivando la tua coscienza, quella di Inzaghi e quella del presidente Vigorito, in modo nitido, senza parole diplomatiche, che cosa è accaduto nel Benevento? Perché da novità positiva e assoluta della serie A, sta a due partite dalla fine, lottando per la salvezza? per quale motivo la squadra non riesce a esprimere paradossal-mente i valori individuali? E’ un problema, atletico? Medico? Tecnico? Economico? Di simpatie e antipatie personali? Che tipo di problema esiste nel Benevento? Un tifoso ha o non ha il diritto di chiedere?

Durante la partita Benevento-Cagliari (visto che metto il volume del televisore ‘a palla’ per curiosare nelle parole che gridano gli allenatori e i calciatori) sentivo in tono alto: “Passate la palla a Viola!” “Passate la palla a Viola!” ecco, mi è sembrato di capire che quella voce, fosse la voce musicalnapoletana di Pasquale Schiattarella! Anzi, sono certo che fosse la sua! Lavoro con i suoni da quando ero un cromosoma di mio nonno e non posso sbagliare. Le frasi di Schiattarella, credetemi, mi hanno commosso più di ogni altra cosa sentita e vista in questi ultimi giorni. Le sue parole semplici sono uno dei motivi per cui noi ragazzi dei ‘potreros’ e degli antichi oratori, e campetti inclinati, amiamo il calcio: per l’amicizia leale che nasce di solito fra compagni di squadra.

Nicolàs Viola e Pasquale Schiattarella sono due giocatori di altissimo valore, ma ritengo che siano condizionati negativa-mente da una staffetta umiliante e ingiustificabile dal punto di vista tecnico. Sono due compagni, che in campo hanno sempre dato il massimo, combattendo con coraggio e classe. Questo bel gesto di Schiatta, suggella una stima e amicizia (così immagino) che va oltre gli eventi dolorosi delle ripetute sconfitte ed è quanto di più bello si sia visto e sentito negli ultimi tempi nei campi di calcio vuoti. Soprattutto dopo tutti questi risultati escrementizi, che sono lungi dall’essere opera d’arte come quella di Piero Manzoni.

Schiattarella e Viola sono due uomini che meriterebbero un ‘atto di coscienza’ etica, nel modo in cui sono ‘utilizzati’ attual-mente. Certo, queste mie ‘interpretazioni’ potrebbero essere considerate mere illazioni fuori luogo, ma per me, che ho visto dal vivo il Brasile di Garrincha, Didì, Babà, Pelè, Pepe, e centinaia di altri miti del calcio, insisto antipaticamente nell’affermare che i migliori devono giocare sempre e insieme! Chi ha la coscienza pulita si lasci guidare da essa! E che sia salvezza! Il Benevento ha perso il sorriso! Non è più cosciente del proprio valore. Su! Signori, e che sia una presa di coscienza produttiva.                 

I miei voti:

ATALANTA: Gollini ,5; Hateboer 6,5, Palomino 6,5 Romero 6,5, Gosens 6,5; Freuler 6,5, De Roon 6; Malinovskyi 7, Pessina 6 (Pasalic 7), Muriel 7,5 (Miranchuk 6); Zapata 6,5.

BENEVENTO: Montipò 5,5; Improta 5,5, Tuia 6, Glik 5,5, Caldirola 5, Barba 5,5; Dabo 5,5, Viola 6, Hetemaj 6; Gaich 5, Lapadula 5.

Mimmo Politanò