L’indice RT, con i suoi margini di errore e le sue contraddizioni, torna al centro del dibattito scientifico e delle polemiche politiche. In primis sono stati alcuni ricercatori a contestarne l’uso per le decidere sui cambi di colore delle Regioni e quindi per scegliere quale regime di chiusura adottare. Ora la palla sembra essere passata ai decisori politici, che valutano di abbandonare questo indicatore.

A lanciare la proposta è stato il presidente della Conferenza delle regioni, Massimiliano Fedriga, che al Governo avrebbe esplicitato come “la prima cosa da superare oggi, vista anche la situazione contingente, è l’indice Rt che oggi andiamo a valutare”. Ma la contromossa delle Regioni suscita altrettanti dubbi. Verrebbe sì eliminato il parametro che conosciamo oggi, ma sarebbe sostituito da un RT ospedaliero.

Secondo Massimo Ciccozzi, direttore dell’Unità epidemiologica dell’università Campus Biomedico di Roma, “in questo modo andremo incontro a errori ancora più gravi”. Lo ha spiegato in diretta a Lavori in Corso, con Luigia Luciani e Stefano Molinari.

“Allora l’RT è una misura molto ballerina e va in contrasto con l’incidenza di nuovi casi di malattia. Cosa significa? Che se ho un’incidenza bassa, mi basta un aumento di pochi casi (4,5) per far volare l’RT in alto. E quindi basare la chiusura di una Regione, quindi un colore da giallo a arancione e rosso, soltanto sull’RT che ha questa troppa variabilità, non tenendo conto dell’incidenza bassa, è un errore. Bisogna tenere conto dell’incidenza bassa, cioè dei nuovi casi. Non possiamo usarlo come unico indicatore. Usiamo misure molto più stabili.

Vi dico che vogliono cambiare l’RT in un parametro cosiddetto ospedaliero. E andremo incontro a più gravi errori in questo modo: attenzione. E’ un grande errore. Noi lo abbiamo pubblicato, storia, lo abbiamo dimostrato scientificamente”.