Proprio ora che all’orizzonte si intravvede la fine della terza ondata e il ritorno alla fase due delle misure più blande per l’estate, il logo unico terapeuticamente corretto ha già cominciato. Ha già cominciato a tambur battente ad annunziare la probabile quarta ondata che ci attende per l’autunno 2021. Come sempre, la locomotiva trainante è rappresentata dalla monarchia del dollaro: il dottor Fauci, l’Esculapio atlantico del nuovo Leviatano terapeutico, ha lanciato l’allarme circa la possibile quarta ondata epidemiologica per l’autunno del 2021.

Naturalmente, subito gli fanno eco gli esponenti della tribù medica nostrana, che non possono e non vogliono essere da meno o, peggio ancora, risultare provinciali al cospetto della madrepatria a stelle e strisce. Così, ad esempio, ha asserito il dottor Gentile: “con questi ritmi di vaccinazione, la quarta ondata sarà inevitabile” (“Open”, 11.4.2021). Addirittura inevitabile, non sfugga l’aggettivo accuratamente scelto. Insomma, per chi ancora non l’avesse inteso o non volesse semplicemente intenderlo, la pandemia del rocchetto o dello yo-yo che dir si voglia seguita a pieno regime, nel vero senso dell’espressione. Ininterrottamente si transita dalla fase 1 delle misure più stringenti alla fase 2 del temporaneo ammorbidimento, per poi tornare ogni volta alla fase 1: come sempre, attribuendo la responsabilità del sempre rinnovato regresso alla fase 1 ai cittadini inadempienti e irresponsabili, incapaci di tenere i conti dei contagi in ordine e di mantenere una condotta adeguata rispetto al nuovo ordine terapeutico.

Non ci stupiamo, dunque, dell’annuncio di quella che sarà con ogni probabilità la quarta ondata autunnale e, quindi, il ritorno alla fase 1 successivo alla fase 2 propria dell’estate; ci meravigliamo, semmai, del fatto che molti ancora non intendano la meccanica del rocchetto e, con essa, la funzione politica dell’emergenza epidemiologica come nuovo paradigma di governo delle cose e delle persone, se preferite come nuova razionalità politica incardinata sul duplice presupposto squisitamente neoliberista per cui 1. non vi sono alternative praticabili e 2. bisogna imparare a vivere pericolosamente, cioè nell’emergenza infinita.

Le misure più inaccettabili nella normalità, come la soppressione delle libertà fondamentali e dei diritti costituzionali, si giustificano in ragione della emergenza. E se l’emergenza, con il suo andamento a rocchetto, non finisce mai, non finiranno mai nemmeno le misure di emergenza, che di fatto diverranno, come già in larga parte sono, la nuova normalità, the new normal. Del resto, se a un anno di distanza non avete capito che non si tratta di una semplice emergenza ma di un preciso metodo di governo che usa ad arte l’emergenza, allora siete inguaribilmente in lockdown cognitivo.

RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro