Una delle ricette del pensiero neoliberista è aumentare le tasse patrimoniali. Io credo che questo, come l’aumento di poste indirette come l’Iva, sarebbe un gravissimo errore in una situazione come quella attuale.
Da qui il peso crescente della disoccupazione nei paesi europei. In particolare in Italia, dove questo ha condotto a pensieri come quello del Reddito di Cittadinanza. Sono da sempre contrario a tale misura, cioè una versione novellata del voto di scambio, in particolare in aree più depresse del paese.

In un paese con una disoccupazione giovanile che supera il 40% non vi può essere futuro e prospettiva nemmeno dal punto di vista pensionistico, se si pensa che la soluzione sia il Reddito di Cittadinanza e non – piuttosto – la creazione di posti di lavoro a tempo indeterminato.

In sostanza, persone che prendono prebende molto laute attraverso il loro incarico politico utilizzano soldi dello Stato mettendo a tacere un disagio sociale semplicemente spostandolo.
Potrei essere d’accordo, se fosse una misura temporanea che poi dà dei risultati. A distanza di tre anni non mi risulta che siano stati creati posti di lavoro. E’ un panem et circences, è uno scambio di un voto politico, ed è soprattutto un modo sbagliato di impostare l’economia: se tu metti dei giovani a casa senza reddito, senza lavoro e con un sussidio, questi non potranno mai comprarsi una casa e farsi una famiglia.
Prenditi il Reddito di Cittadinanza, che poi avrai una priorità nelle liste di collocamento“, dicevano. Tutte balle rosse e gialle.

Allo Stato va chiesto di creare posti di lavoro. E questo si fa facendo scelte dure: uscire dall’Unione Europea, scardinarle l’impalcatura giuridica antidemocratica, tornare alla sovranità monetaria, fare politiche d’investimento espansive, porre come primo obiettivo della politica economica i posti di lavoro.
Non la difesa dei tassi di cambio o di una moneta senza Stato.

Malvezzi Quotidiani – Pillole di Economia Umanistica con Valerio Malvezzi