Se non altro ora il Governo, vietando la manifestazione a Roma di “Io Apro”, ha davvero gettato la maschera. E ha reso visibile anche ai più scettici ciò che da tempo denunciamo: ossia che il Governo italiano – con il Vis-Conte dimezzato prima, con l’euroinomane Draghi ora – non risponde al popolo italiano, ma ad altre agenzie; agenzie le quali, mettendo capo alle classi dominanti transnazionali, le quali appunto usano il Governo italiano come un maggiordomo ossequioso e sempre sull’attenti, hanno tra i vari obiettivi anche la distruzione dei ceti medi e delle classi lavoratrici a colpi di atroci lockdown e di altre limitazioni anticostituzionali del diritto al lavoro.

Se nella precedente manifestazione avevamo assistito alla repressione, in quella di ieri la protagonista è stata la negazione stessa del diritto di manifestare. Infatti, la manifestazione non è stata autorizzata da questo Governo di guitti in livrea fucsia e bluette. Alcuni dei quali peraltro, coprendosi ora di ridicolo, hanno creato il loro consenso sui “basta euro” tour e sulla propaganda contro l’Europa delle banche. Ebbene, per il governo dell’ex Goldman Sachs Mario Draghi i lavoratori e i ceti medi, i ristoratori e il popolo sofferente semplicemente non esistono: sono un branco di appestati e di untori, di negazionisti e di no mask, che debbono essere silenziati e all’occorrenza repressi se non si adeguano al nuovo ordine terapeutico e al nuovo impero iatrocratico.

Le classi lavoratrici stanno subendo un’offensiva senza precedenti da parte del blocco oligarchico neoliberale. Esso agisce nell’ombra e usa come propri agenti i maggiordomi della politica tanto le sinistre liberista fucsia quanto i patetici sovranisti di cartone delle ultraliberiste destre bluette. Dietro l’usuale narrazione medico-scientifica, il lockdown non cessa di operare come arma nelle mani dei dominanti nel nuovo conflitto di classe dall’alto. Serve essenzialmente a massacrare i ceti medi, distruggendoli e lasciando poi che a spolpare i loro cadaveri passino gli avvoltoi senz’anima della finanza, dell’ecommerce e delle multinazionali. Per sentirsi poi magari anche ridicolizzare e, insieme, rampognare da aedi dell’ordine dominante come – l’ha fatto veramente – Corradino Mineo.

Pieno sostegno, dunque, a chi era in piazza a Roma: a loro diciamo che la loro battaglia è sacrosanta, perché è in nome della Costituzione e dei suoi princìpi, e che se lavorare non è più un diritto, allora pagare le tasse non è più un dovere. La lotta resta sempre quella tra capitale e lavoro, anche se dissimulata dietro la fittizia battaglia tra responsabili adoratori della scienza e appestati negazionisti untori. Farebbe ridere, se non facesse piangere, sentire l’epiteto di “dittatore” applicato disinvoltamente a Erdogan dall’ex Goldman Sachs Mario Draghi, che comanda senza mai essersi presentato alle elezioni e che, soprattutto, rappresenta l’interesse del capitale apolide, sradicato e sradicante contro il popolo italiano sotto assedio.

RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro