Siete in banca e vi occorre un prestito. Tra le condizioni che avete per ottenerlo ci sono diverse possibilità: avere i soldi con un tasso d’interesse basso, quindi poi dovrete restituirne meno, oppure con un tasso d’interesse più elevato.
Ovviamente chiunque sceglierebbe la prima opzione a primo impatto. Ma c’è dell’altro, perché la prima condizione prevede che la banca vi dica come spendere quei soldi per sei anni non lasciandoti alcuna facoltà decisionale.
Ecco che la scelta si fa più complicata, anche e soprattutto perché c’è di mezzo c’è il parlamento italiano: rispettivamente Bruxelles è la banca, il cliente è lo Stato italiano; che ha scelto, con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la prima opzione: meno interessi ma nessuna libertà di decisione su come spendere quei miliardi.

Di fatto il documento presentato da Mario Draghi, come ha lamentato l’opposizione di Fratelli d’Italia, è un salto nel buio: si sa che ci saranno delle condizioni i per i circa 220 miliardi di aiuti fino al 2026, ma non si sa quali saranno.
Se poi consideriamo che il bottino non è poi così ricco, visto che la liquidità di cui l’Italia necessiterebbe ogni anno sarebbe di molto superiore, i tentennamenti dovrebbero aumentare.
Voi dubitereste? Beh, i nostri parlamentari non lo stanno facendo di fronte a una decisione che, come spiega il prof. Valerio Malvezzi a ‘Un Giorno Speciale’ dovrebbe essere presa tutt’altro che a cuor leggero.

Viviamo in un incubo che è così complesso, ma allo stesso tempo semplice da spiegare che io non so più come trovare le parole.
Al di là di tutti i tecnicismi e i termini inglesi, sembra che l’economia sia una cosa complessa. Non lo è.
Il concetto è questo: noi stiamo ipotecando l’Italia e potremmo non farlo. Punto.
Il Recovery Plan è la fine della repubblica parlamentare italiana e trovo agghiacciante che nessun politico lo stia dicendo. Noi stiamo svendendo al potere finanziario il pubblico. Stiamo indebitano il paese sui mercati finanziari a condizioni capestro quando potremmo non farlo: non c’è alcuna motivazione tecnico-finanziaria-economica, è una scelta criminosa di cui saranno responsabili tutti i parlamentari italiani che approveranno questa cosa.

Non solo, c’è una piccola novità che è stata trascurata: si aggiungono circa 30 miliardi con un fondo nazionale in deficit. Nelle carte si legge: “L’unica differenza rilevante è l’assenza dell’obbligo di rendicontazione a Bruxelles e la possibilità di scadenze più lunghe del 2026”.
Lo ridico? L’unica “piccola” differenza tra il fondo nazionale e gli altri 190 miliardi è che questi 30 che mettiamo noi non dobbiamo rendicontarli a Bruxelles e possiamo impegnarli oltre il 2026.
Ma lo capite che ci prendono per il c**o? Ma cosa vuol dire, signor Ministro Franco, “l’unica differenza”? Ma è una differenza abissale dover rendicontare agli altri quello che faccio in casa mia o poterlo non fare! La domanda che faccio al ministro è: ma se possiamo fare 30 miliardi, perché non farlo anche con gli altri 200?

“Stanno preparando la trappola per topi”

Vi dico quello che succederà: stanno preparando la trappola per topi. La faranno scattare a settembre. Come? Con le milestone. Cosa sono le milestone?
Adesso minimizzano la questione, ma i nodi verranno al pettine quando ci chiederanno di fare le forche caudine che chiederanno loro di cui oggi nessun giornale italiano parla, ed è una vergogna.
Attenzione: nemmeno i parlamentari chiedono quali sono le condizioni del contratto, perché sappiamo che ci sono ma non sono scritte!
L’inganno è duplice: è come andare in banca e ti dicono che ti danno un contatto mutuo capestro, le condizioni te le hanno già accennate ma per adesso non le mettono e ti dicono di prendere i soldi e ci rivediamo tra sei mesi. Ma chi è quel co***one che ipotecherebbe la propria casa così? Chi è l’imbecille che farebbe questa cosa? Noi lo stiamo facendo.

Tutto questo per fare cosa? Il PIL crescerà del 3%, ma non in un anno: in sei anni.
Cioè, rispetto a non fare tutto questo, a non fare il Recovery Plan, noi avremo nel migliore dei casi un 3% in più dal 2021 al 2026.
Noi quindi stiamo ipotecando il paese con delle riforme capestro per aumentare – se tutto va bene – il nostro PIL dello 0,5% all’anno. E’ una follia dal punto di vista matematico, contabile, analitico, finanziario… nessuno può dire che abbia senso! E’ una volontà politica di vendere il nostro paese alla dominazione finanziaria internazionale
“.

“Ipotechiamo il paese a cifre ridicole”

Allora mi direte: ma qual è l’alternativa?
Ve lo dico subito. Noi stiamo parlando, facendo il netto, di circa 180 miliardi in 6 anni. Vuol dire circa 30 miliardi all’anno dati all’Italia.
Ora direte “beh, è tanto”; sì ma lo sappiamo nel 2021 quanto è il totale dei titoli pubblici italiani tra rimborsi, rinnovi e nuovi fabbisogni?
L’Italia fa, quest’anno, 597 miliardi. Cioè noi stiamo confrontando circa 600 miliardi con 30 miliardi, e su tutti i giornali un branco di pecoroni fa dipendere il destino del paese da questi 30 miliardi!
Leggevo “La Stampa” ieri, la chiamavano “l’ultima opportunità per il paese”. Ma porca pu***na, come fate ad essere o così ignoranti o così in malafede? Stiamo parlando di un ventesimo della cifra che noi normalmente facciamo girare durante l’anno. E per questa cifra noi ipotechiamo il Paese.

Non posso pensare che il livello di insipienza in Parlamento sia a questo punto. Non posso pensare che non sappiano e non capiscano che il tasso d’interesse non è l’unica condizione con la quale indebitare un paese.
Da una parte io posso avere un tasso d’interesse più alto, ma posso fare quello che voglio io come parlamentare e dall’altra invece non posso più legiferare, perché questa è la verità: noi stiamo commissariando il paese ma soprattutto il parlamento! E i parlamentari che votano sì sapendo che il loro ruolo sarà svuotato nei prossimi 6 anni, perché tutte le leggi, tutte le regole, tutte le norme verranno decise da Bruxelles in ottemperanza ai dettati finanziari, non possono essere lì 365 giorni l’anno e non aver capito
“.