Solidarietà, ma solo a parole per i familiari delle vittime di Covid-19 ricordate con una giornata nazionale della memoria tramite cerimonia svoltasi a Bergamo il 18 marzo 2021.
La città simbolo della prima ondata della pandemia incontra per la prima volta il nuovo Premier Mario Draghi, che però non incontra a sua volta alcuna rappresentanza dei deceduti che hanno lasciato questo mondo nell’immagine straziante delle camionette militari.

Ci incontreranno“, riferisce la legale dei familiari delle vittime Consuelo Locati. Ciò non cambia quello che succederà in sede civile il 14 di aprile, quando Regione Lombardia, Ministero della Salute e Presidenza del Consiglio dovranno difendersi dall’accusa di non aver aggiornato e applicato il piano pandemico per far fronte all’epidemia, e aver indetto zone rosse isolando il virus quando necessario.
Accuse difficili e pesanti a cui controbattere, confutando i numerosi documenti che i legali hanno a loro disposizione: carte che smentiscono una narrativa di autocompiacimento, da parte dell’Italia, che ora sembra essere crollata miseramente.
Ecco l’intervista di Stefano Molinari e Luigia Luciani all’avvocato Consuelo Locati.

Noi come legali avevamo fatto una richiesta alla presidenza del Consiglio e i familiari delle vittime a loro volta avevano inviato decine di mail sia alla Presidenza del Consiglio dei Ministri che al sindaco di Bergamo per incontrare Draghi. Fonti interne della segreteria del Presidente del Consiglio ci hanno detto che incontrerà noi legali, ma essendo ieri il Presidente già a Bergamo le famiglie avevano chiesto al sindaco di fare da tramite e avere la possibilità di interloquire anche solo qualche minuto.
Questo non è successo, i familiari non hanno ricevuto risposta dal sindaco. Ma il problema era che quella giornata era dedicata alle vittime del Covid, e il fatto che non ci fosse nessuna rappresentanza ha dato un senso di abbandono che in particolare qui a Bergamo abbiamo vissuto, e non è piaciuto.

Depositeremo un ulteriore atto di intervento adesivo di altre centinaia di familiari delle vittime. In sede civile noi abbiamo provato con molta documentazione la responsabilità, da una parte del Ministero della Salute e del Presidente del Consiglio, e dall’altra della Regione Lombardia.
Ovvio che le responsabilità centrali partono dall’assenza di un adeguamento del piano pandemico nazionale e dalla mancata applicazione di quello obsoleto del 2006. Oltre ad altri documenti che dimostrano che l’Italia negli ultimi anni ha mandato delle autovalutazioni di risposta ad un’eventuale emergenza epidemica dandosi il massimo dei voti, quando in realtà poi abbiamo visto che non eravamo poi così tanto preparati.

Ci aspettiamo che le istituzioni chiamate in giudizio si assumano la responsabilità dei propri atti (o non atti) e facciano una proposta di transazione per gli attori di questo giudizio, quindi i familiari che sono in causa, oltre a una legge di indennizzo per tutti i familiari delle vittime. Questo è ciò che dal nostro punto di vista deve essere attuato.
Queste sono responsabilità che difficilmente potranno essere confutate, lo dicono proprio i documenti provenienti direttamente dal Ministero dagli enti e dalle istituzioni
“.