Spunta la variante indiana: non del coronavirus, almeno non ancora (facendo gli scongiuri), ma del ricercatissimo vaccino anti-Covid. Il vaccino fornito sarebbe targato AstraZeneca, ma non è detto che gli indiani non ne producano uno proprio.
E’ quanto riferito dal leader del Carroccio Matteo Salvini, che ha incontrato l’ambasciatore indiano: Nuova Delhi sarebbe disposta a offrire aiuto sia all’Italia che alla Francia, ed è un segnale che arriva dopo circa 24 ore dopo il mea culpa dell’Unione Europea: un vero e proprio ‘rompete le righe’, visto che Bruxelles ha autorizzato le trattative dei singoli stati con altri paesi.

Un’ammissione di colpa in effetti, visto che la strategia unionista ha registrato l’ennesima sconfitta nelle provviste di vaccini, con la Gran Bretagna che nel mentre si crogiola nella sua vittoria rispetto a singoli vaccinati contro il Covid.
Ne abbiamo parlato a ‘Lavori in Corso’ con il Capo Delegazione della Lega al Parlamento Europeo Marco Campomenosi.

L’india è un paese che ha una produzione molto sviluppata – soprattutto negli ultimi anni – di farmaci, e qualche anno fa c’erano anche dei problemi tra l’India che produce molti farmaci generici e paesi come l’Italia e la Francia che per esempio difendono i brevetti. Io stesso ho incontrato l’ambasciatore indiano qualche giorno fa, è un’occasione per capire bene qual è la loro offerta. L’India produce anche AstraZeneca per il Brasile; il problema riguarda le licenze, occorrerebbe che UE e Stati Uniti trovassero un accordo per derogare un po’ alcune limitazioni date da accordi internazionali su licenze e brevetti per arrivare alla libertà di produzione.

Noi l’avevamo detto un mese fa in aula a Bruxelles che c’erano stati degli errori, allora la presidente della Commissione si era un po’ difesa negando la realtà. Credo che ad oggi ci sia l’ammissione di questi errori, credo che 24 ore fa o poco più la stessa Commissione aveva dato una sorta di ‘liberi tutti’ nell’acquisizione di vaccini presso paesi terzi.

Questo non è il massimo, diciamo che la strategia iniziale di centralizzare gli acquisti a Bruxelles poteva aiutare i paesi più piccoli, ma alla fine è una strategia che si è ridotta solo ad avere un prezzo buono. Il tema però non è quello dei soldi, ma di capacità produttiva. Per questo le aziende farmaceutiche devono venire incontro alle esigenze dei governi. Tra l’altro i contratti che inizialmente erano stati secretati, anche grazie a noi adesso sappiamo cosa contenevano (con tutta una serie di omissis), e oggi insieme ad altri parlamentari europei abbiamo chiesto la completa esposizione di ogni clausola, perché l’interesse pubblico è troppo importante in questo senso

Ieri alcuni giornali britannici mostravano dei grafici rispetto alle vaccinazioni dei singoli cittadini, e quanti ne siano stati vaccinati nell’Unione Europea: il paragone è impietoso. Chi diceva che la Gran Bretagna sarebbe stato un paese in sofferenza dopo la Brexit, in questo almeno si sbagliava“.