È talmente tanta la rabbia che il Dott. Salvatore Totaro “si sente un vulcano dentro”. Lui, uno di quei coraggiosi medici che sin dagli inizi della pandemia ha deciso di opporsi ai protocolli ministeriali che imponevano di non recarsi presso le abitazioni dei pazienti malati di Covid, rivolge parole molto dure a un Governo che pare interessarsi soltanto a vaccini e cure monoclonali.

Per salvare i suoi pazienti, il Medico di Medicina Generale, Clinico Internista e Cardiologo di Messina ha dovuto rompere gli schemi e resistere all’indicazione che stabiliva “tachipirina e vigile attesa”.

Lo ha raccontato in ogni minuzioso dettaglio in questa intervista rilasciata ai microfoni di ‘Un giorno speciale’: “Chi come me ha capito da subito che c’erano cose che non potevano coesistere, che esisteva una logica dell’errore, ha dovuto premere l’acceleratore per allontanarsi da questi schemi. Solo allontanandomi da questi schemi ho potuto fare il bravo medico”.

170 casi, tutti curati a domicilio, nessun ricovero e tutti stanno bene: questo il bilancio del Dott. Totaro. Come può un paese rimanere cieco e indifferente di fronte a certi risultati?

Francesco Vergovich e Fabio Duranti, insieme al Biologo Molecolare e Consulente Scientifico Dott. Massimo Coppolino, ne hanno parlato insieme a lui in diretta. Ecco cosa ha raccontato.

“Chi come me ha capito da subito che c’erano cose che non potevano coesistere, che esisteva una logica dell’errore, ha dovuto premere l’acceleratore per allontanarsi da questi schemi. Allontanandomi da questi schemi ho potuto fare il medico bravo.

L’unica soluzione per gli scienziati che parlano dappertutto senza logica e senza animo sembra essere quella dei vaccini o degli anticorpi monoclonali. Già dall’anno scorso, da subito, cosa serviva la medicina basata sull’evidenza. Cioè noi curiamo il malato, non la malattia, dobbiamo personalizzare le cure.

Io ho avuto circa 170 casi, tutti curati a domicilio, nessun ricovero, e tutti stanno bene. La partenza di questa pandemia è stata balorda. Dopo un primo momento di smarrimento ci si deve organizzare con tutte le armi a disposizione. Il primo problema è nato da un’OMS sgangherata che ha proibito di fare le autopsie e ha obbligato a cremare i corpi, e il Governo ha accettato tutto questo. Questo ha sbarrato la scienza!

Si è detto: non andate, nessuno dei medici di famiglia, a casa dei pazienti perché diffondereste il virus. Quindi, facendo questo, si è bloccata qualsiasi iniziativa di cure tranne chi aveva a cuore il paziente che lo andava a visitare come abbiamo fatto noi. In base alla sintomatologia si interveniva e si davano le cure.

Noi dovevamo prevenire le polmoniti. Quando abbiamo capito cosa succedeva a questi organismi abbiamo creato il presupposto di barriere, barriere che erano armi di quattro soldi, farmaci di cui abbiamo esperienza di decenni. Abbiamo cominciato a prevenire con il capostipite degli antibiotici, la azitromicina, che tutti hanno bistrattato creando un blocco alla cura.

Io ho ricevuto l’esito medico-legale di colleghi cui si dovrebbero dare medaglie d’oro che hanno fatto le autopsie clandestine. Da lì abbiamo capito che era un virus che come un drago entrava e sputava fiamme. L’unico modo per porre rimedio a una fiamma è un estintore, quello che noi conosciamo si chiama cortisone e costa 2 euro. Quindi hai un largo spettro per fare una terapia mirata e personalizzata in base alle condizioni del paziente e per seguirlo passo passo”.