Nessun dietrofront da parte di Nicola Zingaretti, che ieri ha annunciato via Facebook le dimissioni da segretario nazionale del Partito Democratico, ma la conferma di “un passo di lato” come ha dichiarato oggi ai microfoni dei giornalisti. Uno shock, come da più parti è stato definito, che apre una voragine nel partito più rappresentativo della sinistra italiana.

Oggi la lettera ufficiale di dimissioni inviata alla dimissioni alla presidente del Pd Valentina Cuppi, domani alcuna certezza. Tra le ipotesi in campo, la più accreditata sembra essere una reggenza (il nome che ricorre di più in queste ore è quello di Roberta Pinotti) che porti poi il partito a un futuro congresso. È questo lo scenario più probabile anche per il giornalista Alessandro De Angelis, ospite in diretta di Luigia Luciani e Stefano Molinari.

Ecco l’intervento di De Angelis a “Lavori in corso”.

“Questa vicenda ancora non è chiusa. E’ vero che oggi ha formalizzato le sue dimissioni, ma come abbiamo sentito dalla dichiarazione Zingaretti non ha detto ‘me ne vado’ in maniera netta. Come fecero invece Veltroni, Bersani. Io ho la sensazione che siamo di fronte un rapporto estremo tra Zingaretti e le correnti che lo hanno fino ad ora sostenuto.

Poi si vedrà quello che succederà nei prossimi giorni: è possibile che le correnti scelgano un reggente, è possibile che si sviluppi un moto sentimentale. Io dico che comunque vada è un fallimento perché ieri Zingaretti ha usato dei toni che neanche il più feroce oppositore nei confronti del Partito Democratico. Ha detto ‘io mi vergogno del PD che è un partito che pensa solo alle poltrone’. E’ la certificazione di un fallimento. Se lui pensa che il PD è questo, un elettore che deve pensare?

Se invece si dovessero creare le condizioni per un ritorno di Zingaretti, comunque l’immagine è devastante lo stesso. In un contesto di pandemia, emergenza, Governo Draghi. Comunque segna un colpo tremendo, devastante per il Partito Democratico.

Io temo che queste dimissioni rendano meno serena la discussione interna al Partito Democratico su cosa è successo, sulla prospettiva, sul compito nella nuova fase.

Io penso che non ci sono ricadute immediate sul Governo. C’è invece da constatare che il Governo Draghi ha prodotto il collasso del Partito Democratico, che è il partito che ha maggiormente subito il trauma. Il paradosso è che il Partito Democratico è il partito che sulla carta aveva Draghi come sua vocazione, nel suo Dna. Invece lo ha subito.

Bonaccini segretario? Non ora perché servirebbe un congresso. E il congresso con ogni evidenza non si può celebrare perché non si possono celebrare le elezioni per la pandemia. Quindi l’ipotesi più realistica è di un reggente che traghetti il PD verso il congresso che si potrà fare quando tutti avremo una vita più normale”.