Tamponi per viaggiare, cenare al ristorante, avere un po’ di tregua e di normalità: la trovata non appartiene alla ristoratrice intervenuta ieri sulle nostre frequenze, anche il Primario di Malattie Infettive dell’Ospedale Amedeo di Savoia Giovanni Di Perri aveva ipotizzato la soluzione di un tampone rapido che dà licenza di uscire ed assaggiare un po’ di quella vita portataci via dal Covid oltre un anno fa.
Un’idea che però fa i conti con le norme in vigore, che prevedono questa prassi solo per studi televisivi, calcio ed eventi lontani dalla quotidianità.

Niente licenza di normalità insomma, mentre l’economia sciistica (4 miliardi di fatturato) e le attività sportive e culturali restano a guardare con lo stomaco che borbotta e il portafoglio vuoto. Una situazione che, per il Prof. Giovanni Di Perri, si sarebbe potuta evitare con un po’ di programmazione.
Sentite cosa ci ha detto a ‘Lavori in Corso’.

E’ passato del tempo, per cui alcune considerazioni ritengo di doverle fare.
Qual è il problema? E’ chiaro che i numeri dell’infezione che circola sono ancora abbastanza alti e purtroppo incombe la variante, per cui ciò di cui si parla è già successo all’estero, e il fatto che la variante stia prendendo il posto del virus porterà a un aumento della contagiosità. Io spero si fermi lì, che non ci sia quel sospetto britannico che sia più patogeno e quindi possa creare più spesso malattie gravi; e spero non ci sia neppure la variante della variante oggi segnalata che sembra appena meno responsiva al vaccino.

Coi ristoratori secondo me lo Stato un paio di cose doveva farle. Parto dalle mascherine. Le FFP2 sono obbligatorie in Austria e in Germania, e anche se il nostro Governo non le ha mai finanziate, almeno doveva informare il “suddito” che la FFP2 protegge di più.
C’è un altro punto poi: sulla storia dei tamponi rapidi e sulle attività di screening per le attività al chiuso c’è stato un silenzio assordante, ma un silenzio che non si è limitato a non parlarne. Dovevano secondo me regolare il traffico di quegli oltre 20 prodotti detti tamponi rapidi che sono entrati nel nostro mercato, di cui 4-5 sono molto buoni, altri sono da vedere, mentre alcuni sono decisamente scadenti.
Allora io credo che in corso di pandemia, con le restrizioni che abbiamo e con le sofferenze che ci sono, tu non puoi permettere che questi test entrino nel mercato a prescindere da una verifica qualitativa

Stabilità? Mi auguro che ciò prosegua nonostante la variante, però diciamolo, è una stabilità a numeri piuttosto alti. Se è vero che la stabilità estiva era a numeri bassi e ci volle del tempo dopo il ritorno dalle ferie per vedere la famosa seconda ondata, qui a farla riprendere ci vuole molto meno. Nel mio Piemonte oggi ho 780 nuove infezioni e sono comunque tante, quindi purtroppo la cosa può proseguire.

Quello di cui mi rammarico sullo sci è che sin da dicembre si poteva fare un discorso molto più maturo con una serie di variabili legate a questo tipo di sport e magari concedere quel minimo di attività, cosa che per esempio gli sci club stanno facendo. Senza accanimenti inutili in un clima che inizia a scricchiolare.

Pensate a palestre e piscine: loro conoscono la settimana prima il 90% delle persone che si saranno la settimana dopo, che sono soci o iscritti ai corsi. Cosa ci vuole a programmare un tamponcino rapido dividendosi la spesa? Mettiamo che si poteva fare anche al posto del monopattino. Su queste cose bisognava sedersi a un tavolo, chiamare chi lo fa e sentirlo un attimo.
Fra l’altro le piscine sono piene di umidità, per metà del tempo sei sott’acqua e nell’altra metà l’aria e così satura che la cosiddetta gocciolina che contiene il virus immediatamente si appesantisce e precipita a dieci centimetri dalla vostra faccia. Cosa volete che succeda lì?