Incassati i 156 voti al Senato – maggioranza non assoluta ma necessaria per andare avanti – Conte continua il calciomercato per rinforzare il nuovo esecutivo che, battute di piedi del Presidente Mattarella a parte, dovrebbe sorgere nel giro di qualche settimana.
Un numero di senatori che è necessariamente da rinforzare, pena non solo le accuse della destra che prende ad esempio l’esperienza del Governo Berlusconi per chiedere al Capo di Stato nove elezioni, ma anche una governabilità al di sotto della soglia del sopportabile, con continue guerre nelle varie commissioni giorno per giorno.

Secondo il giornalista di Huffington Post Alessandro De Angelis Mattarella avrebbe scongiurato questa situazione, figurandosi idealmente una maggioranza non solo compatta, ma anche “coerente”. Insomma, un’idea che per ora non trova molto riscontro nelle attuali cronache di un ipotetico esecutivo, come ha detto De Angelis nella sua analisi a ‘Lavori in Corso’.
Ecco l’intervista ai microfoni di Stefano Molinari e Luigia Luciani.

“Conte ha detto un po’ di tutto per prendere i consensi oltre ai confini della maggioranza che non c’era più.
Non c’è dubbio che nel Partito Democratico c’è malessere sotto la linea ufficiale, che è quella di andare avanti con Conte sempre e comunque. Quello che sta succedendo tra ieri e oggi è un qualcosa di surreale. Così come ai tempi in cui Berlusconi si affidò a Scilipoti per andare avanti con un’operazione di trasformismo parlamentare. Mi pare che ieri ci sia stato un analogo episodio giustificato da chi, allora, su Scilipoti esprimeva giudizi di degrado morale oltre che di condanna politica.

A questo punto il tema è: come stabilire la maggioranza? Vedo che si va avanti come ieri, provando a raccattare gente qua e là usando il mitico rimpasto.

Credo che a sottolineare la delicatezza di questo momento ci sarà un grande riserbo da parte del Quirinale in questo momento. Io ho capito che Mattarella aveva chiesto un assetto più coerente e stabile. Credo che la verifica politica non finirà qua, lo scollamento col Paese è drammatico. Mattarella poco può fare in una situazione in cui un Governo si è pure azzoppato. Non c’è dubbio che però stia interpretando il suo ruolo in modo più notarile dei suoi predecessori.

Io non so se il punto sia quanto piace Conte o quanto piace il Governo. Il PD è un partito un po’ malato di governismo, un partito che preferisce queste scorciatoie di palazzo alla battaglia vera nel Paese, anche se bisogna dire che Zingaretti ci provò ad andare al voto nel 2019 dopo il Conte primo. Conte li ha riportati al Governo dio che avevamo raggiunto il minimo storico. Questo è il punto, con Conte sono rientrati.
Un altro punto è l’indulgenza che ha la sinistra italiana verso il cosiddetto “Papa straniero”. Se il PD avesse avuto uno dei suoi a Palazzo Chigi probabilmente lo avrebbero già impallinato.

La partita adesso è tutta sul Recovery fund ed è descritta come se piovessero soldi dal cielo ma non è così. Noi non siamo pronti, siamo in ritardo sui progetti con i relativi tempi di attuazione. La sfida del Recovery è presentare il progetto, avere un’idea chiara del paese. Noi siamo uno dei paesi che ha speso peggio i fondi europei negli ultimi vent’anni.”