La Svezia si conferma un esempio virtuoso nella gestione dell’epidemia da coronavirus. Stando ai dati messi a confronto con il resto d’Europa e basandoci sulle immagini che arrivano dal Paese scandinavo, diffuse anche attraverso i nostri canali, gli svedesi hanno messo in piede un modello efficace. Senza rinunciare a quote di libertà, come accaduto in Italia.

Tuttavia a qualcuno sembra essere suonato strano che ci fosse un Paese che combatte il virus non disponendo un regime emergenziale. Così di recente si è cercato di ridimensionare il caso svedese attivando una campagna mediatica mirata a giudicare fallimentare il loro modello.

In risposta all’accanimento della stampa nei confronti della Svezia, Fabio Duranti è intervenuto ai microfoni di Francesco Vergovich. Questo il suo commento a “Un giorno speciale”.

https://youtu.be/OhKFWlX1mKE

“C’è un ragazzo che è andato a Stoccolma e ha ripreso quello che sta succedendo nelle strade. Accade sempre quello che è accaduto nella storia dell’uomo, fino allo scorso anno. La gente esce di casa, circola senza bavagli, senza museruole, va nei negozi, fa acquisti. Ci sono delle limitazioni, le persone sanno che esiste un’influenza un po’ più forte. Quindi sta un po’ più attenta. Ma, insomma, si vive una vita normale.

Bisogna accendere il cervello, cosa che pochi fanno oggi. Perché non vi fermate un attimo a ragionare? C’è una città come Stoccolma che ha una densità abitativa molto più elevata di Roma, Milano, Napoli. Stoccolma è la quinta città in Europa. La gente è ammassata, si va nei pub, si va a scuola. Possibile che il Covid lì non esiste, sia morto? In Svezia si metta paura e muore? Lì entra ed esce chi vuole.

Possiamo domandarci perché lì non accade nulla. Poi qualche criminale dell’informazione cosa ha fatto? Ha raccolto i dati dei medici che si licenziano in Svezia e ha detto: ‘ah, si sono licenziati 500 medici perché hanno paura!’. Non è vero, si sono licenziati gli stessi medici degli scorsi anni perché aprono gli studi privati o assumono da un’altra parte.

Finiamo con i dati dei decessi svedesi. Qualche “Pierino” che guarda la superficie e non va a capire il perché, non cerca di capire, basta che getta un fango ci dice: ‘ma come, a fine ottobre c’è un bozzettino più piccolo e perché oggi è cresciuto?’. Basta informarsi. La Svezia impiega più giorni per classificare a quel giorno specifico il decesso, dopo essersene accertati. In Svezia, come negli altri Paesi che hanno adottato misure restrittive molto più blande di quello che ci sono in Italia, la famosa seconda ondata ha un impatto meno della metà rispetto alla prima”.