«Tutto quello che può accadere accadrà». È la legge di Murphy, universalmente conosciuta con il suo primo principio: “Se qualcosa può andar male, andrà male”. L’assioma riassume intuitivamente un fatto statistico-matematico noto a chiunque abbia a che fare, ad esempio, con la prevenzione e la sicurezza e cioè: per quanto sia improbabile che si verifichi un certo evento, entro un numero elevato di occasioni questo finirà molto probabilmente per verificarsi.
Uno vero e proprio schiaffo in faccia al pensiero positivista in generale, quello ad esempio di un qualunque individuo che in epoca di Covid si precluda qualunque spiegazione seppur razionale, pur di non sentirsi additare come pazzo o complottista.

E’ il focus su cui si sofferma Fabio Duranti a Un Giorno Speciale: date certe premesse, come le disponibilità tecnologiche e immani patrimoni finanziari sparsi per il mondo, è davvero così impossibile che una realtà come la biotecnologia non sia addomesticabile e applicabile?

“Con la tecnologia è semplice far passare qualsiasi cosa. E’ facile costruire un virus, o magari immetterlo. Non è questo il caso? Va bene. Ma si può fare? La domanda è questa. Noi non vogliamo accusare qualcuno di aver fatto qualcosa. Noi ci domandiamo se è possibile. Perché se è possibile prima o poi qualcuno lo farà.

E’ possibile che lo abbia già fatto, ma anche se così non fosse, è possibile che lo faccia. Allora quali sono gli strumenti che ci possono difendere? Di questo dobbiamo parlare. E’ possibile che ci raccontano una scemenza? Hanno gli strumenti per farlo?
La risposta è sì, oggi più di prima.

Gli strumenti sono tecnologici, e questa tecnologia è nelle mani di poche persone che hanno una quantità di denaro inimmaginabile. Tale da poter comprare chiunque e qualunque cosa. Se allora questo è possibile come può il genere umano pensare lucidamente che tutto questo non può avvenire, o che tra tutti i super ricchi della terra che possono usare la tecnologia per ingannarci e fare cose atroci, come possiamo pensare che non le faranno prima o poi?”.