Direi che ormai da tempo siamo andati al di là del bene e del male, la situazione è in effetti tragica ma non seria. E non solo sul piano obiettivo con l’epidemia legata al Coronavirus e con le misure emergenziali che, per contenere l’epidemia, producono effetti catastrofici sul piano sociale, economico, politico e anche sul piano della libertà e dei diritti. Se è vero, come è vero, che per combattere il virus stiamo buttando a mare una dopo l’altra le nostre libertà. I nostri diritti. I punti salienti della nostra Costituzione.

Per la prima volta si sta affermando in Occidente un principio che, non solo non si trova nella precedente storia dell’Occidente ma che anzi la contraddice pienamente tutta ed è il principio in nome del quale per fare salva la vita si può rinunciare alla libertà. L’intera storia dell’Occidente, dalle Termopili a Caporetto, dalle grandi lotte dei greci contro i persiani fino alla Resistenza ci insegna che, al contrario, per difendere la libertà si può rinunciare alla vita. Dacché la libertà è il bene sommo su cui altari gli altri perfino la vita possono essere sacrificati.

E invece oggi per la prima volta al tempo del regime del Covid 19 abbiamo appreso che, per fare salva la vita, tutto può essere messo tra parentesi e anche gettato a mare, compresa la libertà. E in questo teatro surreale non debbono poi giungere particolarmente fuori contesto le parole, di per sé surreali, del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, nel portare i suoi auguri per il compleanno di Papa Bergoglio ha testualmente affermato che “le limitazioni a questo Natale 2020 lo renderanno più autentico”.

Ancora una volta ritorna questa narrazione a cavaliere tra il grottesco e il tragico, secondo cui le limitazioni sono un’opportunità. La riduzione delle libertà e dei diritti è una chance di emancipazione. Sono già due persone prima del Presidente Mattarella ad averlo affermato se ben ricorderete: in primis il Presidente del Consiglio Conte, che si è lanciato addirittura in un’affermazione di ordine quasi teologico: “Il natale sarà più autentico e sereno in questo contesto di limitazioni” ma poi anche lo stesso Papa Bergoglio, il cui sermoneggiare è quasi del tutto indistinguibile da quello di un qual si voglia partito o discorso dell’ordine dominante. Adesso giunge anche il discorso di Mattarella.

Permettiamoci allora di sostenere che in realtà queste limitazioni al Natale non lo rendono più autentico. Lo disintegrano. Lo rendono pervertito e distruggono l’idea stessa del Natale. Sostituiscono l’idea della salvezza dell’anima con quella della salute del corpo. In nome della quale tutto può essere sacrificato, non solo la libertà ma anche il Natale.

Ebbene il Presidente Mattarella ci insegna ora che un Natale con le limitazioni è ancora più autentico. Non si capisce su che base. Forse perché viene limitato il consumismo? Come ha detto Papa Bergoglio. Non è vero in realtà aumenta, certo per chi ancora possa permetterselo, non certo per i ceti medi e le classi lavoratrici massacrate. Il consumismo aumenta nelle nuove forme compatibili, anzi favorite dal nuovo capitalismo terapeutico. Penso al consumismo dell’e-commerce, legato ai grandi gruppi nazionali dell’internet e del consumo digitalizzato. E poi diciamocelo apertamente non può essere un Natale autentico quello in cui non c’è la messa di Natale o quello in cui non ci si può riunire tra familiari in cui la religione terapeutica spodesta quella cristiana.

Diciamolo apertamente: Presidente Mattarella questa volta non possiamo essere d’accordo con lei, anzi, vorremmo che lei fosse garante della Costituzione italiana e desidereremmo davvero che lei intervenisse perché quello che sta succedendo è davvero grave. La costituzione è umiliata quotidianamente nella lettera e nel suo spirito.

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