Buon allenamento del Barcellona che avrebbe potuto non passare sotto le docce e rientrare in Spagna con viaggio relax.

Un gol fortunoso di Dembélé con deviazione di Chiesa e il raddoppio di Messi su rigore non spiegano la supremazia dei catalani che hanno disegnato giocate tranquille senza mai accelerare e la Juventus quasi ha preso respiro subito soffocato dalla serata impalpabile di troppi uomini, Kulusevski e Dybala, Bentancur e Rabiot fuori dal clima di Champions.

Soprattutto l’argentino, il guapo che esige 15 milioni all’anno, ha avuto fasi indisponenti, passeggiando e mai lottando o puntando verso l’area avversaria, anche perché Morata era caldo, reattivo come hanno confermato i tre gol annullati per fuorigioco (ultimo ridicolo per questa regola antisportiva voluta da Fifa e Ifab) ma con grande risposta nervosa del centravanti.

La terza linea bianconera ha avuto un partenza da film horror, Demiral che è un istintivo ha offerto un clamoroso pallone in area a Griezmann stoppato da Bonucci che, nell’occasione ha temuto di lasciare il campo per il guaio alla coscia.

Idem Cuadrado che, dopo essere stato colpito da una pallonata di Jordi Alba, ha dovuto ricorrere al ghiaccio spray per attutire  la saetta al muscolo.

Il centrocampo bianconero ha camminato, Rabiot si è limitato all’ordinaria amministrazione, Bentancur a occuparsi di De Jong.

Inspiegabile l’insistenza, voluta da Pirlo, di giocare sulla destra, evitando di forzare invece Chiesa che, considerate le condizioni di Dybala sarebbe risultato più utile accentrato a fianco di Morata.

Il riassunto del primo tempo è stato generoso per la Juventus e risparmioso per Messi che ha giocato da play maker. Non vanno comunque dimenticate le assenze che stanno condizionando la Juventus: De Ligt, Cristiano Ronaldo, Alex Sandro, Chiellini sono quattro uomini che fanno la differenza a livello internazionale.

Il Barcellona ha proseguito a giocare al gatto e il topo, molta accademia contro le figurine bianconere che sono sembrate in handicap psicologico, anche un po’ patetiche, tanta era la differenza di qualità nei confronti dell’avversario, firmata dall’espulsione dello stolto Demiral.

L’ultima parte dell’incontro è stato noiosa e, sotto un certo punto di vista, mortificante per la squadra di Pirlo, senza nerbo, senza idee, senza nulla della Juventus che “c’era una volta” e, dopo nove anni di dominio italiano e di dignità europea, sembra evaporata.

La carta finale di McKennie schierato in attacco sulla sinistra, al posto di Kulusevski e l’ingresso di “Pallapersa” Sciagura Bernardeschi capace di provocare il rigore del 2 a 0 di Messi, hanno ribadito l’appannamento (uso un sostantivo morbido) del debuttante allenatore Pirlo e della sua orchestra, staff e dirigenza.

In altri tempi si chiederebbe l’esonero. Appunto, altri tempi.

Tony Damascelli