“Lei sta aiutando le cosche, caro Giletti”: così il direttore de ‘La Notizia’, Gaetano Pedullà, ha accusato il giornalista proprio nel suo salotto di casa, domenica scorsa in prima serata su La7 nel corso di ‘Non è L’Arena’.
Oggetto della contesa era il caso montato, ormai da qualche mese, della mancata chiamata alla direzione del Dap – Dipartimento amministrazione penitenziaria – del magistrato antimafia Nino Di Matteo da parte del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Una vicenda che quasi tutti hanno fatto passare in secondo piano tranne chi ne ha fatto scaturire l’emersione: Massimo Giletti, che continua a chiedere spiegazioni.
Da questa polemica è scaturita l’accusa rivolta da Pedullà domenica scorsa, sul quale il conduttore è ritornato ai microfoni di Francesco Vergoviche e insieme alla giornalista di Libero Giulia Sorrentino.
Ecco l’intervento di Massimo Giletti a “Un giorno speciale”.
“Un direttore deve sempre mantenere un certo tipo di livello. So benissimo qual è la tesi di Pedullà, so benissimo che cosa rappresenta, ma proprio perché credo nel racconto della diversità non accetto che lui dica una cosa di tale gravità. Non accetto che uno che è finito sotto scorta per le inchieste che sta facendo, debba essere accusato di fare il gioco delle cosche mafiose.
La retorica del dire ‘Io ho iniziato a fare giornalismo con la macchina di Falcone ancora fumante’ ma cosa vuol dire? Perché uno ha avuto quella situazione allora può permettersi di dire qualsiasi cosa? Non credo”.
“Qui abbiamo un magistrato che è stato chiamato e al quale è stato detto: ‘decidi tu se vuoi essere il capo del Dap o vuoi andare a dirigere gli Affari Penali’. Il dottor Di Matteo torna la mattina successiva e si sente dire: ‘guarda comunque io ho già scelto un altro.
Quindi caro ministro Bonafede, le può decidere assolutamente di cambiare idea, ma la deve spiegare. Un ministro deve essere onesto intellettualmente e non può dire bugie su un tema così delicato. Uno dei due ha mentito ed è evidente chi”.
“Non posso rinunciarci. E’ una situazione con la quale devo convivere e ci convivrò per molto tempo perché le minacce continuano ad arrivare. Non ne esco da questa storia”.
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