Ciò che sta accadendo in questi giorni in Bielorussia è la fotocopia esatta di quanto è già accaduto in precedenti aree del mondo ex sovietica. La rioccupazione atlantista dei vecchi spazi un tempo di pertinenza dell’Unione Sovietica.
Venuto meno ingloriosamente il comunismo novecentesco, si è assistito a una svolta servile e filo-atlantista della Russia, finché poi non è arrivato Putin che ha cominciato a risollevare la dignità del suo paese.
Gli Stati Uniti in tutti i modi hanno cercato di provocare la Russia, di circondarla, di occuparla, di rovesciare con delle rivoluzioni colorate le aree circostanti. E’ quello che si tenta di fare in Bielorussia: rivoluzioni colorate che si fingono organizzate dal basso, ma in realtà sono gestite e finanziate dall’alto.
L’obbiettivo come sempre è fare sì che il popolo appaia oppresso dal dittatore cattivo, in questo caso Lukashenko, di modo che poi l’intervento militare a stelle e strisce appaia come un intervento umanitario e a fin di bene.
I barbari di Washingon, con il sostegno della loro vile colonia dell’Unione Europea, stanno organizzando una rivoluzione colorata in Bielorussia. La Russia di Putin ha dichiarato di sostenere Lukashenko, è da sperare che la Bielorussia con l’appoggio della Russia, abbia la forza anche militare di impedire tutto ciò, evitando che si ripeta quanto accaduto in Ucraina nel 2014: cioè la creazione di un governo para-nazista appoggiato dai criminali di Washington e Bruxelles.
La Bielorussia di Lukashenko è già da tempo nel mirino della potenza del dollaro, ora più che mai segnatamente alla sua posizione non allineata rispetto al Fondo Monetario Internazionale, ai lockdown e al regime terapeutico mondiale.
Gli Stati Uniti da tempo sognano di porre in luogo di Lukashenko il solito fantoccio per rioccupare quelle aree in chiave atlantista.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro
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