Dopo due mesi monopolizzati dal coronavirus, la notizia della liberazione di Silvia Romano scuote il mondo dell’informazione e dell’opinione pubblica. A far discutere molto è la conversione della volontaria all’Islam, cioè alla religione di coloro che la hanno tenuta prigioniera per due anni.

Una voce inaspettata è arrivata dall’ex politico, oggi direttore del Secolo d’italia, Francesco Storace che ha rifiutato le polemiche sul ritorno di Silvia Romano.

Il derby tra italiani su Silvia Romano è inguardabile. Come schieramenti politici che non possono esserci sul ritorno a casa di una ragazza di 24 anni, ci si divide su come era vestita, sulla sua fede religiosa e se aveva fatto bene o male ad andare laggiù. E sui soldi sborsati”. Queste le parole di Storace nel suo editoriale nei confronti di Aisha – questo il nome di Silvia Romano dopo la conversione.

Ecco cosa ha detto su questa vicenda Francesco Storace nell’intervista a ‘Lavori in Corso’.

“Intanto questa ragazza di 24 anni è tornata viva a casa, e poteva tornare morta avvolta in un tricolore. Io non farei mai i complimenti a quella Paola De Micheli che fa il ministro in questo paese e ha postato sul suo account una foto ignobile di questa ragazza con il simbolo del PD… io mi chiedo cosa c’entra il simbolo di un partito su un ostaggio rilasciato. E’ una cosa vergognosa per un ministro.

A me come credente dispiace la sua conversione, e magari vorrei poter ragionare con lei su come spendere soldi per incentivare il proselitismo per la chiesa da quelli parti.

Noto che oggi per me l’indignazione è molto più importante sul tentativo, non so se riuscito, dei partiti di farsi anticipare 18 milioni con il prossimo decreto. Questo si che mi fa incaz**re come una bestia. I cittadini devono aspettare per poter avere 600 euro di bonus o la cassa integrazione o i famosi 25 mila euro in banca. Io dedicherei l’indignazione più a questo, poi ha ragione chi dice ora andiamo a fare la caccia a chi ha rapito Silvia Romano. Però non diciamo adesso che il volontariato va abolito. Non possiamo pensare che il volontariato abbia delle regole per cui non si possa andare in un posto pericoloso”.


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