Dibattiti, litigi, malintesi e insulti (rigorosamente social) si sono consumati dall’ormai celebre sfuriata di Conte ai danni di Salvini e Meloni nell’ultima conferenza stampa.
L’oggetto della discordia, il MES, continua a tenere banco dallo scorso giovedì, giorno in cui l’Eurogruppo ha raggiunto l’accordo per il pacchetto di aiuti da destinare ai paesi membri per contrastare la crisi coronavirus. Un accordo che non è andato in favore dell’Italia e della volontà di Conte – “sì agli Eurobond, no al MES” diceva il Premier – visto che alla fine l’intesa ha previsto l’esatto contrario di quanto auspicato.
Il MES ‘light’, sebbene non piaccia a Conte, sembra però soddisfare il PD e il Ministro Gualtieri. La partita quindi avrà un importante svolta il 23 aprile: data della nuova riunione europea dei capi di Stato e di governo in seguito alla quale l’Italia saprà di più anche dei celeberrimi contributi INPS.
Il direttore di “Palazzi e Potere” e retroscenista di Dagospia Marco Antonellis ha spiegato il possibile scenario finale della prossima riunione, che probabilmente sarà decisiva.
Ecco le opinioni di Marco Antonellis e Mauro Masi a ‘Un Giorno Speciale’.
“La verità è che si sta aspettando di capire il prossimo 23 del mese, quando ci sarà la riunione dei capi di Stato e di governo in Europa (in videoconferenza, ma idealmente in Europa) che cosa potrà ottenere l’Italia di concreto, quella sarà la dead line vera per sbloccare questi denari.
Si dice che già da questa settimana l’INPS li comincerà ad erogare, probabilmente è vero, ma il grosso arriverà dopo che avremo vinto o perso questa battaglia europea.
C’è ancora la contesa rispetto al MES, c’è chi dice che va bene nella sua versione “light”, come per il PD a cui va benissimo l’accordo ottenuto all’Eurogruppo da Gualtieri: non dimentichiamo poi che lui in passato fu uno dei correlatori del MES in Europa, poi si interessò sempre come parlamentare europeo alle vicende della Grecia e al Fiscal Compact. E’ sicuramente un personaggio “equivicino”, per dirla alla D’Alema, agli ambienti dell’Europa”.
“Questo è il tema perché poi bisognerà vedere cosa si riuscirà a spuntare, se realisticamente basta quanto si è ottenuto finora o se veramente saranno necessari questi eurobond ormai elevati a panacea di tutti i mali. Questa è la vera sfida che terrà gli italiani incollati a televisori, giornali, cellulari le prossime settimane.
Anche prendendo il famoso MES light, che adesso va per la maggiore e che si dice sarebbe senza condizioni, va detto che proprio senza condizionalità non lo è, nel senso che sicuramente non lo è nell’immediato. Finita l’emergenza (e basta leggere il punto 16 dell’accordo) l’Europa – che ricordiamoci, è a trazione tedesca, perché bisogna fare attenzione anche agli equilibri politici – controllerà gli equilibri di bilancio degli stati che hanno avuto soldi per l’emergenza sanitaria e potrebbe anche imporre una stretta, riprendendosi con gli interessi tutto ciò che aveva dato prima”.
“Se volete sapere come finirà il 23 io credo che si farà la classica “romanella”, d’altra parte in Europa i compromessi al ribasso ci sono sempre stati e si sono sempre fatti. Difficile immaginare che Conte si alzi dal tavolo senza firmare perché non ci saranno i coronabond: se chiedi ai vertici del PD ti dicono tranquillamente che gli eurobond non ci saranno con buona pace di Conte.
Troveranno una formula che possa salvare la faccia all’Italia e alla Germania.
Mi spiego: troveranno un tot di denari da mettere in comune e si farà allo stesso modo un po’ di debito in comune con una determinata cifra ‘X’ che non sarà quella che vuole l’Italia (sarà una cifra inferiore) ma permetterà alla Germania di dire che ha tenuto il punto sui coronabond e all’Italia di ottenere una certa condivisione del debito.
E’ ragionevole pensare che finirà così, con tutti vincitori e di fatto tutti sconfitti: bisognerà poi vedere se questa formula basterà.
La paura vera è che poi alla fine ci sarà questo compromesso al ribasso e che tra un anno si costringa ad adottare il MES vero, con tanto di condizioni”.
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