E’ vero, il decreto Cura Italia, approvato e in Gazzetta Ufficiale da ormai una settimana, prevede importanti proroghe e diritti per quei lavoratori dipendenti che in questo momento devono vedersela con la quarantena. Rinviati i pagamenti all’agenzia delle entrate e prevista una tutela per chi deve lasciare a casa i propri figli, sono innegabili i vantaggi che ne trae una buona parte del lavoro dipendente.
Le opposizioni però ritengono che questo non sia sufficiente: resta scoperto e inesorabilmente poco tutelato il mondo del lavoro autonomo, di quelle persone che per intenderci, aprono le saracinesche senza alcuna garanzia.
“Bisogna cambiare ancora tanto” ha detto ai nostri microfoni Matteo Salvini, in linea con le richieste di una buona fetta di parlamento.
La falla del decreto Cura Italia nei confronti di artigiani e partite Iva è stata aspramente criticata anche dal prof. Enrico Michetti, direttore della Gazzetta Amministrativa, che si è scagliato in diretta contro carenze definite “molto gravi“, e, per certi versi, perfino incostituzionali.
“Per coloro che se non producono, crepano, per coloro che alla fine della fiera ti danno un tot, in base a quel contributo sarebbe dovuto essere previsto un indennizzo: come è stato fatto per i salariati.
Invece gli hanno detto “ci sono 600 euro una tantum”: scusate, se il dipendente guadagna 2-3000 euro, è giusto che in un’emergenza gli venga consentito di guadagnare la stessa somma, ma se io, imprenditore, artigiano, professionista ho pagato le stesse tasse in base a quale criterio si è deciso che io non devo mantenere lo stesso tenore di vita di prima?
I politici continuano ad avere i loro 5000 euro di indennità, così come i giudici: è giusto così. Però in maniera offensiva si decide di non tutelare il lavoro privato. Ecco perché dico che quella norma è incostituzionale e fortemente discriminatoria e offensiva per chi si apre una partita Iva, hanno mostrato tutto il loro disprezzo per loro.
In Lombardia la maggior parte sono imprenditori, piccoli professionisti e artigiani. La maggior parte di quelli che sono in terapia intensiva ci garantiscono 300 miliardi di spesa pubblica, senza contare il reddito di cittadinanza, Quota100 e tutte le regalie di stato. Magari si trovano sotto i ferri in questo momento e tu gli dici “ti do 600 euro”? E’ un provvedimento bolscevico, che umilia chi non chiede niente e lavora pagando le tasse come tutti.
Hanno ripreso la lotta di classe nei confronti dei dimenticati con un’arroganza inaudita, perché se non ci fossero loro nessuno di loro e di noi sopravvivrebbe“.
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