C’è un popolo che da decenni cerca la sua sistemazione. Per la verità la Palestina non è l’unica, altre nazioni sono in questa situazione.
Penso ad esempio ai curdi, che hanno l’esigenza di una loro nazione, ma smembrati come sono non gli è possibile, per di più devono subire le prepotenze dei vicini più forti (come la Turchia) che in qualche caso li hanno trucidati negando quelle tragedie.
I sapiens hanno tramutato quello che per gli animali è il diritto territoriale in un diritto politico segnato dalle nazioni e gestito internazionalmente, è un po’ il nostro modo di rivendicare territori senza segnarli (come appunto fanno gli animali).
L’ultimo piano di pace proposto da Trump ai palestinesi da questo punto di vista è quasi oltraggioso, non a caso è stato respinto.
E’ possibile la convivenza tra due Stati in Palestina, ma che siano due Stati veri, cioè con continuità territoriale, con dei confini, con possibilità di accesso (i territori palestinesi dipendono dallo stato israeliano in questo).
Una volta erano difesi dagli arabi, con guerre che non si possono definire giuste ma che rispondevano a un’esigenza molto sentita.
Oggi il mondo arabo è sfilacciato nel sostenere i palestinesi: l’Arabia Saudita sostiene gli Stati Uniti e lo crediamo bene, visti i rapporti che ci sono e vista la volontà di neutralizzare l’Iran, contrario al piano di pace statunitense.
Essendo stato in quei territori posso dire di aver visto ogni tipo di problema: problemi igienici, problemi con cibo e acqua, problemi di sovraffollamento, impossibilità di vivere in determinate condizioni climatiche. Sembra di entrare in una sorta di campo profughi, con la differenza che stiamo parlando di una nazione.
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