L’attentato degli Stati Uniti contro l’Iran non può essere preso altro che come un atto di guerra.
Il presidente della nazione ad oggi più potente del mondo preferisce i gesti teatrali a quelli di politica internazionale che si confanno alle grandi potenze. Cercare, cioè, di non essere supponenti e di condividere.
E’ il sovranismo che porta con sé questo male. L’idea che i problemi si possano risolvere da soli, con la propria potenza fisica-militare.
George Bush I intervenne in Iraq per una guerra che aveva le sue radici soltanto nell’esigenza economica degli USA che volevano governare la seconda nazione produttrice di petrolio al mondo, non certo esportazione di democrazia e tanto meno le armi di distruzione di massa che si sono poi rivelate una bufala.
Quali sarebbero questi interessi americani che voleva colpire Soleimani? Soltanto un pretesto, se ci fossero state delle prove evidenti gli Stati Uniti le avrebbero tirate fuori.
A causa di un pretesto, di una capricciosa politica teatrale, si porta il mondo sull’orlo di una crisi, quando si dovrebbe invece pensare a un’unione tra i paesi, l’unica cosa che può scongiurare atti come questi.
Serve un’ONU piena di poteri che possa fare il suo dovere, senza diritti di veto e senza paesi che abbiano più peso di altri.
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