I casi sospetti di coronavirus continuano ad aumentare, al momento, nel nostro paese tutti i sospetti contagi si sono rilevati negativi ma la tensione dell’opinione pubblica sul tema è in continua crescita. Sarebbero 70 gli italiani che si trovano a Wuhan in attesa di rimpatrio. Si sta discutendo molto sulla possibilità che i 50 che torneranno debbano essere messi in quarantena. Ora il viceministro conferma ai nostri microfoni una quarantena di due settimane. E non esclude casi in italia…

Il coronavirus arriverà in Italia? Come si sta preparando il nostro sistema sanitario? Cosa è previsto per il rimpatrio degli italiani che si trovano in Cina?

Le risposte del Viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri (M5S) sul coronavirus e la quarantena degli italiani in attesa di rimpatrio.

“Il problema è la globalità con la quale si diffonde il virus”

“Questo coronavirus è molto meno letale della Sars, la Sars provocò 800 vittime globalmente, per il coronavirus siamo a 150. Se guardiamo i dati sul monitoraggio dell’influenza stagione in Italia, nell’ultima settimana le vittime sono state 7 e a ritroso il discorso è lo stesso. La mortalità del coronavirus è estremamente più bassa, il problema è la globalità con la quale si sta diffondendo il virus.

“No allarmismi, le informazioni dalla Cina sono trasparenti”

Da qui all’allarmismo assoluto ce ne vuole. Le informazioni che arrivano dalla Cina sono trasparenti? Questo è un pregiudizio che nasce dall’esperienza della Sars di molti anni fa, io credo che in questi anni sia cambiato anche l’atteggiamento della Cina. Io sono sicuro che le informazioni che la Cina ci trasmette sono estremamente trasparenti. Lo hanno dimostrato fin da quando loro hanno identificato il cluster il 31 dicembre 2019, è stato dato subito l’allarme.

“Coronavirus in Italia? Possibile”

Noi ci siamo attivati subito dopo l’allarme dell’OMS, è già dal 9 che stiamo controllando i voli dalla Cina, siamo i primi che hanno alzato il livello delle procedure di sicurezza: controlliamo la temperatura di ogni singolo passeggero proveniente dalla Cina, consegniamo una card ad ognuno per far si che poi si possa localizzare successivamente alla discesa dall’aereo.

Se arrivasse un passeggero sul nostro territorio affetto dal virus, prenderà un percorso controllato utile a confermare o meno l’eventuale presenza del coronavirus.

E’ probabile che ci sia un caso in Italia nei prossimi giorni? E’ possibile.

Lo vedremo di giorno in giorno, se ci fosse, ad esempio, qualche caso in Germania, qualcuno in Inghilterra e così via, è evidente che, vista la mobilità all’interno dell’UE, qualche caso potrebbe verificarsi anche in Italia.

Avere un caso non significa morire di coronavirus. Se andate a vedere i dati, vedrete che i ricoverati per il virus non sono tanti e i decessi, ora che si conoscono alcune delle caratteristiche di questo virus e quindi un possibile trattamento, si riducono.

“Sì alla quarantena per gli italiani che tornano dalla Cina”

I 70 italiani non tornano domani. Stiamo organizzando per essere pronti al rimpatrio entro 48-72 ore. Dico 72 ore considerando anche i tempi di volo. Si tratta di una cinquantina di persone, a dire il vero sono un po’ di più gli italiani lì presenti, qualcuno è sposato con persona cinese, quindi magari non può partire perché i cinesi non possono uscire quindi per… come si può dire? Ricongiungimento famigliare. Ho detto ricongiungimento ma per dire che rimarranno lì insieme.

Sarà un aereo civile sotto responsabilità militare, questa è un’ipotesi di lavoro, con un atterraggio previsto a due giorni da oggi. Per quel che riguarda il Ministero della Salute, perché per quanto riguarda il viaggio non siamo noi, si tratterà di valutare dove far proseguire la quarantena. Voi all’inizio avete detto no alla quarantena. No! Sì quarantena. E’ chiaro che quando dici quarantena pensi a qualcosa che dura tantissimo… Sì quarantena, limitata a due settimane che è il periodo dell’incubazione.

Tutti nello stesso posto? Credo che sia più comodo. Anche per controllarli, come risorse, come sicurezza, è evidente. Però ripeto: quello che sto dicendo è un’ipotesi di lavoro”.


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