Erri De Luca usa le stesse parole del padronato cosmopolitico. Quel padronato che in nome della competitività globale vuole i porti aperti di modo che l’intera umanità sia ridotta a un gregge amorfo di individui atomizzati che in astratto si muovono senza frontiere, ma concretamente sono condannate alla migrazione di massa e allo sfruttamento senza confini.
Anche lui, che pur in passato si è distinto per prese di posizione in positivo al fianco degli ultimi, si è allineato con gli elogiatori del sistema del mondo così com’è, con il verbo unico del politicamente corretto ed eticamente corrotto del padronato.
Lo potremo scorgere forse un giorno sull’attico di Nuova York del palazzo del bardo cosmopolita a fare battaglie che in astratto sono a beneficio del progresso e in concreto sono solo a beneficio del progresso capitalistico e della sua classe di riferimento.
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