La domanda sorge spontanea: ma Lukaku è così tanto più forte di Icardi?

La risposta perfida arriva immediatamente: Icardi non rientra nel regime dittatoriale di Conte e della sua orchestra. Dunque all’Inter si cambia registro, fine della bontà d’animo e di sostanza di Massimo Moratti e basta con il savoir faire del giovane Zhang.

Qui un ufficiale e nessun gentiluomo, qui, alla voce Inter, entra in azione un uomo che ha regole ferree, porta al logorio ma anche ai risultati. Conte Antonio è questo, pirandellianamente così è se vi pare.

Ma, al tempo stesso, sta attraversando un periodo di grandi voglie e di grande rabbia. Non pensiate che abbia digerito volentieri i cinque scudetti consecutive e le due finali di Champions League ottenute dal suo successore, Allegri Massimiliano.

Anzi, ve la dico tutta, non gli sono andate giù, lo hanno portato a una specie di frustrazione e per questo è voluto rientrare in Patria, prima annusando l’aria di Roma, purtroppo ancora pesante, poi accettando il progetto interista perché le voci di un suo ritorno a Torino appartenevano soltanto al suo clan e non certo al club bianconero.

Dunque Icardi. Dunque un calciatore ancora giovane di esperienza ma di anagrafe pronto alla conferma e alla crescita. Ma non per Conte, perché l’affare Wanda Nara lo disturba, lui esige soldati sull’attenti, orari da caserma, regole da riformatorio.

Un ex campione della Juventus mi confessò un giorno di non poter prendere l’appuntamento dal dentista perché Conte cambiava ogni sera l’orario degli allenamenti, così da tenere sotto controllo la truppa.

Ora Milano non è Torino, le vie di uscita sono molte e la polizia private contiana dovrà agire h24 per ispezionare, controllare e roba affine.

Lukaku o Dzeko sono tipi abituati alla vita dolce e non alla dolce vita. Conosceranno la vita di Conte mentre Icardi e la sua signora dovranno traslocare altrove. Una commedia strana.

Tony Damascelli