L’intellighenzia nostrana ritiene che Salvini sia un ottimo comunicatore.
Ma non pensiate che sia un complimento.

L’arroganza che pervade tutte le intellighenzie (e non le intelligenze) non ha mai ripensamenti, ma solo giustificazioni alle proprie sconfitte, che sono sempre attribuite all’incapacità degli altri di comprendere la loro verità.
Il altre parole, direbbe la stessa intellighenzia che ad esempio uno come Bersani magari non sa comunicare, benché abbia idee e progetti meravigliosi !?!

Ergo, Salvini sa comunicare, ma non ha un’idea e men che mai un progetto (secondo loro).

Per gli intellettuali del politicamente corretto al di fuori dei loro binari tutto e’ inutile, se non dannoso.
Il fatto che un popolo chieda sicurezza, protezione dei confini, meno tasse, ecc. non sono idee, ma pura propaganda.
Mentre lo ius soli, quella sì che sarebbe stata una buona idea, peccato che nessuno la sa comunicare, direbbero i maestri del radical chic.

Ma non è che invece nella vecchia legislatura lo ius soli sia stato comunicato sin troppo, ed in maniera così ossessiva e stucchevole, che nella gente, a cui l’oligarchia oppressiva avrebbe voluto imporre una norma dall’alto, quasi fosse un dogma, qualcosa che si dovesse accettare per non essere considerati altrimenti inetti e disumani, abbia creato in gran parte del popolo un forte senso di repulsione verso questa saccente dittatura del pensiero?

Guardate il caso della ong del mare che fino a qualche giorno fa aveva scatenato una intifada da parte dei media e mosso la magistratura a chiedere 15 anni di galera per Salvini.

Oggi, quei media tacciono, nei talk show non c’è più nessuno che grida che Salvini si sarebbe dovuto far processare e quindi, condannare, da una magistratura di vertice purtroppo non esente da condizionamenti politici, soprattutto con quella parte che annovera gli ispiratori delle gogna.

Oggi quindi, chiudere i porti e’ considerato un atto assolutamente legittimo dalla stessa magistratura, che al contempo, però resta silente in merito alle azioni che andrebbero intraprese nei confronti di chi viola la normativa nazionale forzando il blocco dello stato per scaricare illecitamente sul territorio italiano clandestini ed irregolari.

Si è disvelato quindi, l’intento persecutorio e BENEDETTA IMMUNITÀ, che ha comunque salvato l’Italia da un traffico di linea di merce umana delle ONG come avrebbe voluto probabilmente l’intellighenzia che si è adoperata con ogni mezzo per perseguire il fine avviando prima la persecuzione dell’avversario politico e poi, la sua eliminazione attraverso il braccio coercitivo della magistratura.

Ma la Costituzione Italiana aveva già previsto tutto.

Quella costituzione che l’intellighenzia ha sempre avversato nelle sue garanzie (immunità in primis).

Non so’ se Salvini abbia idee e progetti, od una visione organica del Paese, sapete peraltro, come la penso sul reddito di cittadinanza e su quota cento (riforme che potrebbe permettersi uno Stato non indebitato sino al collo come il nostro, e comunque riforme che andavano subordinate a quelle più urgenti riguardanti la riduzione delle tasse e del costo del lavoro, oltre ad una seria politica di investimenti), ma sicuramente sa interpretare il sentimento degli italiani, od almeno di buona parte di questi.

Vorrei concentrare l’attenzione del presente approfondimento non tanto a Salvini che fa il suo mestiere ed ha il diritto di farlo come ritiene, ma a quella Accademia fastidiosa, che guarda il Paese dall’alto verso il basso, che ha sotterrato Gramsci e Berlinguer, che si sente depositaria di una verità assoluta, quasi sacerdotale, che impone senza discutere, e pertanto antidemocratica, ma ancor peggio drammaticamente classista e discriminatrice.

Soggetti che governano le stanze di una presunta cultura nazionale, che divulgano ed amplificano attraverso i media tradizionali che controllano nella quasi totalità.

Non avevano considerato però i social, la cosiddetta comunicazione di massa, e per quanto potessero denigrarla, attraverso i loro rituali moniti, aventi la medesima forza di una scomunica papale, questa comunicazione di massa però ha comunque dilagato ed ha iniziato a far vacillare gli architetti e gli arredatori del pensiero di Stato.

Alchimisti straordinari che hanno saputo coniugare il marxismo con i più biechi e distruttivi interessi dell’alta finanza.

L’opulenza rossa!

Trattatisti della legittimità del comunismo dei ricchi e del cachemire operaio.

Un sodalizio coniato nelle segrete della Bolognina, dove alla disperazione una parte rispose con un lodevole e consapevole processo di riforma (quella sinistra di cui ho il massimo rispetto), un’altra con una spregiudicata e cinica alleanza con quegli organismi della finanza speculativa che la Prima Repubblica, con tutti i suoi difetti, aveva sempre tenuto fuori dal Palazzo.

Tangentopoli fu il cavallo di Troia! L’eliminazione di una scomoda classe dirigente politica aprì la strada alla svendita di tutta l’argenteria di stato.

Dal Cavallo si calarono faccendieri di ogni risma con una generale procura a vendere a patto che i vertici della cultura, del circuito mediatico e dell’economia venissero presidiati dai dispotici sacerdoti del politicamente corretto.

Iniziarono a succhiare il sangue della nazione così forte che dopo neanche un anno senza alcuno scrupolo dovettero ricorrere a prelevare nottetempo il 6 per mille dai conti correnti degli italiani.

Persino i musulmani avrebbero scatenato un’intifada, ma noi ormai eravamo impotenti, dominati, e colui che coniò il provvedimento fu poi, promosso addirittura alla più alta carica dello stato !?!

Da allora non siamo più esistiti come nazione e come patria.

Persino dire: Viva L’Italia! Era considerata quasi una forma di apologia fascista.
Erano quasi riusciti a farcelo dimenticare che eravamo italiani, e che avevamo una patria!

Oggi, i sodali non si danno pace, perché il popolo li ha smascherati, tentano ancora di imporre, di confondere, di mistificare e di ridurre al ruolo di bifolchi o di barbari i loro avversari.

Forse lo saranno anche, ma sono senza dubbio l’espressione di un popolo che sta ritrovando lo spirito patrio, ed ha avviato un vero e proprio processo di Liberazione.
Ora anche la Magistratura si sta accorgendo di essere stata strumentalizzata, di aver perso parte della sua indipendenza, della sua integrità.

Nei comuni fortunatamente sta rinascendo da sinistra a destra, nelle liste civiche, uno spirito nuovo, sano, di grande speranza per il futuro, un patto generazionale sui veri valori della comunità (che da locale spero si diffonda anche alla nazione) che, al tempo, la scuola democristiana seppe condividere con le legittime istanza socialiste e comuniste riguardanti le classi lavoratrici e con quelle liberali di una borghesia di piccole e medie imprese.

La cosiddetta economia reale che ricostruì il Paese negli anni 50′ e 60′.

Ma anche negli 70′ e 80′ dove è vero che si fece debito pubblico, ma anche grandi riforme e grandi opere, e comunque l’anno prima di tangentopoli l’Italia era la quarta potenza industriale del mondo, con un rapporto debito/Pil al di sotto del 100%, con una crescita di diversi punti percentuale, una speranza di lavoro costante, centri di ascolto disseminati sull’intero territorio nazionale (le sezioni) e soprattutto la proprietà di tutta l’argenteria di Stato, marchi e brevetti tra i più prestigiosi al mondo, prima della vorace colonizzazione, o forse sarebbe meglio dire: cannibalizzazione.

Una liturgia imperante, che ancora imperversa nei luoghi sacri della comunicazione nazionale, ove la democrazia la si intende ospitando tutti, ma marcando i confini di chi comunica, al loro dire, con la pancia e di chi viceversa con una nobilissima testa, soltanto la loro chiaramente.

Diversi anni fa in un convegno mi capitò che al termine degli interventi dei relatori avrebbe dovuto parlare a conclusione uno dei massimi rappresentati del politicamente corretto, e rimasi sbigottito quando il moderatore nell’invitarlo a prendere la parola disse: ed ora parli chi ha veramente qualcosa da dire, come se chi avesse parlato sino ad allora fosse stato chiamato a dire qualcosa, ma di fatto non avesse nulla da dire.

Questa è la democrazia del politicamente corretto.

Da allora abbracciai la strada della Rivoluzione.

Una Rivoluzione Bianca, pacifica, delle idee, nel massimo rispetto di quelle degli altri, senza conoscere mai la loro estrazione ed il loro curriculum, ma valutando asetticamente soltanto i loro atti ed i loro progetti.

Senza pregiudizi. Senza casacche, partiti, o movimenti da difendere. Senza la pretesa di aver ragione, nel pieno rispetto della Capoccia di tutti coloro che siano in grado di azionarla in maniera libera e civile.

Enrico Michetti