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Politica

Prima Martina, ora Raggi. Quando i tentativi di intimidazione non hanno colore politico

Primavera di fuoco per la politica, e non solo per via dei risultati e le varie analisi postume (tra queste, la messa in discussione della leadership pentastellata di Luigi Di Maio) delle elezioni europee 2019.

Si è fatto largo, nell’ultimo mese di maggio, un nuovo inquietante ‘trend’ intimidatorio, missive prive di messaggi scritti ma esplicative per il loro contenuto: un proiettile.

La prima destinataria di questo minaccioso modus operandi è stata la prima cittadina di Torino, Chiara Appendino. Al sindaco del M5S infatti, che già nei mesi scorsi aveva ricevuto una busta esplosiva negli uffici di piazza Palazzo di Città, è stata indirizzata e recapitata quindici giorni fa una nuova missiva agli uffici del Comune. Nessun mittente né un messaggio sono figurati sulla busta marrone, solo un’etichetta bianca scritta a pennarello con il normografo, e un proiettile all’interno.

Continuerò a fare il mio lavoro con la massima determinazione, avanti con forza” ha ribadito la politica pentastellata in quella circostanza, durante la diretta della trasmissione “Agorà”, sottolineando in seguito che “si parla molto del mio caso ma gli amministratori locali sono fortemente e spesso a rischio. Credo che lo Stato debba essere vicino ai sindaci al di là del colore politico, come sta facendo, perché abbiamo una grande responsabilità“.

E sono proprio le azioni e le responsabilità delle cariche istituzionali ad essere sotto attacco in questa, inquietante, e non solo anonima, deriva intimidatoria.

Lo testimonia la busta con proiettile calibro 9, indirizzata il 21 maggio al ministro Salvini e intercettata al centro di smistamento Postale di Roma (atti minatori di cui è stato protagonista anche l’esponente di casa PD, Maurizio Martina, destinatario di una missiva, anch’essa con all’interno un proiettile). E lo rinnova in queste ore il rinforzamento della scorta del sindaco Virginia Raggi. Stando a quanto si apprende su “Il Fatto Quotidiano”, è possibile che alcuni esponenti del clan di Casamonica stiano cercando di colpire la prima cittadina attraverso un innescamento di esplosivi. L’intenzione di un attacco diretto alla Raggi potrebbe essere figlio di una maggiore attenzione della prima cittadina sulle attività del clan sinti.

Tuttavia, una cosa balza all’occhio: questi tentativi di intimidazione hanno preso piede in questo mese di maggio. Coincidenze o tasselli di un agghiacciante disegno criminale che non si riesce ancora a intravedere bene?

Il tempo lo dirà, ma una cosa è sicura: le minacce non guardano in faccia a nessuno, tanto meno il colore politico.

Veronica Bisconti

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