La Juventus e Ronaldo sono fuori dalla Champions. Merito dell’Ajax che ha insegnato football con una prestazione di grandissima intelligenza tattica e tecnica, supportata dalla freschezza anagrafica e dalla rapidità di tocco. La semifinale contro il Manchester City si preannuncia di altissimo livello tra due formazioni che sanno frequentare un calcio di sostanza e di spettacolo. L’Ajax aveva vinto a Madrid e si è ripetuto a Torino. Prevedere un loro trionfo finale non è azzardato, l’Olanda ritrova il fascino antico, ha due calciatori di calibro mondiale, il capitano De Ligt diciannovenne e che ha segnato il gol della perfidia alla sua eventuale squadra del futuro (ma presumo che seguirà il college De Jong al Barcellona) e, appunto, De Jong che, pur limitato nelle azioni dall’arrembante primo tempo juventino, ha ribadito di essere un centrocampista metronomo di saggezza e lucidità.

La Juventus ha fatto il possibile, non l’impossibile. Cristiano Ronaldo ha obbedito al proprio dovere andando al gol dell’illusione, il pareggio quasi immediato degli olandesi ha come intossicato la testa e le gambe dei bianconeri che sono stati frenati dalla paura e dall’apprensione di dover ribaltare il risultato. Ma Cristiano ha giocato da solo, tradito, lui e la Juventus, dal solito Dybala, ormai a fine corsa con la Juventus e da Bernardeschi che non ha avuto temperature, fuori posizione, confuso e confusionario. Senza veri attaccanti, anche l’ingresso di Kean al posto dell’argentino non ha cambiato il quadro anche perchè nella ripresa l’Ajax è venuto sù come una montata di panna dolce, coprendo ogni zona del campo, riportando la memoria all’Ajax della belle epoque e all’Olanda, pur non avendo un fuoriclasse come Cruyff ma sì quella mentalità e facilità di azione.

La Juventus cade, dunque, esce dalla Champions, qualcuno parlerà e scriverà di fallimento, di certo l’eliminazione è un macigno pesante sui conti, visto l’investimento sul portoghese che però è un gioiello prezioso tra molti falsi monili. Non so neppure se questa sia la stazione ultima di Allegri ma la Juventus non può rimproverarsi nulla se non allinearsi alla modestia agonistica del nostro calcio, distante dal resto del continente proprio per il dinamismo, la tecnica e il coraggio. Ora resta il campionato, già deciso o quasi anche se l’eliminazione dall’Europa porterà qualche veleno anche nelle ultime partite di serie A dei bianconeri. 

Tony Damascelli