In attesa dello stadio la Roma deve trovare un gioco. E una squadra. Il derby è della Lazio, tutto, meritato, vinto con il football intelligente. La Roma finisce in marmellata, mai in partita tranne alcuni episodi che nulla hanno a che fare con un’idea tattica vera e costante, con una prova di orgoglio.

Il calcio non bluffa, la Roma vista contro il Bologna e il Frosinone si è ripetuta contro la Lazio che invece ha ribadito l’ultima esibizione, con una definita autostima che serve a tutto il clan biancazzurro e significa una lezione pesante per il gruppo di Di Francesco.

Non ci sono alibi e giustificazioni, il derby ha avuto un attore e una comparsa, una figurante che si è limitata ad osservare l’avversario. La squadra romanista ha perso la testa, Kolarov espulso è il segnale di resa e di esaurimento nervosa, prima di lui avrebbe dovuto fare uguale fine Fazio che ha steso Correa lanciato in rete. Mazzoleni ha fischiato il rigore e si è limitato all’ammonizione, commettendo un errore colossale e salvando il modesto difensore argentino.

La Lazio recupera punti e carica per questa fetta di stagione, lo merita per i valori dei suoi interpreti che si erano smarriti per infortuni fisici e per qualche problema di personalità. La Roma è in piena crisi, lo è il suo allenatore, lo è il suo diesse, Monchi, lo sono i calciatori attoniti dinanzi al gioco laziale. Qualcuno a Boston o a Londra dovrà riflettere, senza scaricare su altri, come da cattiva abitudine, le responsabilità. E’ ora di finirla con le chiacchiere e le frasi ambigue. Non so se Pallotta sia discustato anche oggi ma so che la sua autointervista è servita a ribadire che a lui interessa il business un po’ meno la squadra. Alla prossima. 

Tony Damscelli