Entrerà forse nella storia delle pagine nere romaniste questa partita con il Cagliari. Non per il risultato, naturalmente, ma per come è maturato, per la somma di errori che ha creato un autentico corto circuito e permesso a un orgogliosissimo Cagliari di recuperare due gol e centrare il pareggio in nove uomini. Chiariamoci subito. E’ stata inaccettabile la partita di alcuni giocatori, Schick soprattutto. Non è giustificabile l’errore di Manolas, che al novantacinquesimo si è  fatto bruciare in una facile chiusura, permettendo a Sau di firmare la rete del definitivo 2-2. Non è accettabile che una squadra di questo livello non sappia governare una partita che aveva evidentemente in mano. Ma stavolta, mai come stavolta, sul banco degli imputati non può non finire anche Eusebio Di Francesco, ottimo professionista e allenatore di livello.

Ma quello che ha fatto, sostituendo uno dopo l’altro alcuni giocatori che tenevano alta la Roma, finendo per offrirsi all’arrembaggio finale del Cagliari è comunque qualcosa che stavolta non può essere minimamente compreso. E’ vero che il gol è arrivato in undici contro nove, quando un gruppo del livello della Roma dovrebbe sapere anche autonomamente come portare il risultato. Ma – ed è questo il nodo centrale della questione – i cambi dell’allenatore hanno letteralmente consegnato il campo agli avversari, fino al gol dell’1-2 e all’azione – pericolosissima – su cui Olsen aveva aveva salvato il risultato e due cagliaritani si sono fatti espellere. Ecco, quella partita regalata a Maran, fino all’azione che comunque avrebbe potuto portare al pareggio è la responsabilità – scientifica – su cui non si può sorvolare. Il resto, quello che è successo al 95°, appartiene alla fantascienza.

Alessandro Vocalelli