Dove eravamo rimasti? Al gol di Koulibaly, quello che l’anno scorso permise ai partenopei di espugnare lo Stadium. Poi di mezzo c’è stata l’estate: i milionari investimenti di Roma, Inter e Milan, di contro all’immobilismo del Napoli, hanno lasciato pensare che quest’anno il ruolo di anti-Juve potesse essere preso da chiunque, fuorché dalla squadra di De Laurentiis.

Il punto è che si sono fatti i conti senza l’oste, come si dice a Roma. Sì, perché se escludiamo Ronaldo, l’acquisto con la A maiuscola di questo mercato se l’è portato a casa proprio De Laurentiis: mister Carlo Ancelotti, che già sembra aver cacciato in soffitta la teoresi sarriana.

I presupposti per storcere il naso, è vero, c’erano tutti; eppure sono bastate solo cinque giornate a far ricredere i detrattori del maestro Carlo: questo Napoli, pur con gli stessi giocatori dello scorso anno meno Reina e Jorginho, grazie a qualche aggiustamento tattico (vedi: Insigne seconda punta, Zielinski esterno, Hamsik davanti alla difesa), ha raggiunto gli stessi risultati. Tra questi, l’essere ancora il nemico numero uno della Vecchia Signora, la quale, per l’ottava volta consecutiva, è lanciata a vele spiegate verso la conquista del titolo.

Domenica alle 18 scende in campo forse il frutto del miglior calcio nostrano, e sulla carta il pronostico pende certo dalla parte della Juventus. Avere CR7 è sicuramente un bel vantaggio, soprattutto se si considera che il portoghese, da grande campione qual è, ha fatto presto ad ambientarsi in casa Juve. Ma io voglio tornare a ser Carletto e alla sua esperienza in questo genere di partite. Lui sì che ne ha vinte tante. Ne ha anche perse, chiaro: ma sempre sul campo, e mai in albergo.

Quindi dove eravamo rimasti? Ah sì, al gol di Koulibaly.