Le guerre a Gaza e in Ucraina sono diventate due dei fronti più duri da digerire e da razionalizzare per l’opinione pubblica mondiale. Ma cosa pensano davvero gli italiani di questi conflitti? È la domanda che ha guidato l’intervista di Stefano Molinari (in diretta su “LAVORI IN CORSO”) a Francesco Cianfanelli di YouTrend, ospite per analizzare gli ultimi sondaggi sull’argomento.
Tra simpatia crescente per la popolazione palestinese, pessimismo sul conflitto ucraino e opposizione netta a un coinvolgimento militare italiano, l’intervista restituisce un quadro chiaro, seppur preoccupante: gli italiani sembrano sempre più sfiduciati, scettici, ma anche consapevoli. Ecco cosa è emerso.
«Abbiamo preso dei dati di Demopolis, raccolti per La7, su entrambi i fronti di guerra. Partirei da Gaza, perché è il tema su cui, nelle ultime settimane, abbiamo visto un diverso racconto da parte dei media, un po’ più filo-palestinese rispetto a quanto accadeva pochi mesi fa. Anche perché è cambiato il tono del governo italiano», spiega Cianfanelli.
La domanda era molto chiara: cosa pensa l’opinione pubblica italiana delle ultime scelte di Netanyahu? Le opzioni erano due:
«La seconda opzione, quella che sostiene che Israele possa andare avanti nell’operazione militare, è sostenuta ormai solo dal 14% degli intervistati. Mentre l’idea che il governo israeliano debba fermarsi è largamente maggioritaria, al 76%».
Cianfanelli sottolinea che questo dato è frutto di un «cambiamento graduale nel tempo. Se subito dopo il 7 ottobre c’era più simpatia per la reazione israeliana, oggi si registra una maggiore solidarietà verso la popolazione palestinese. Questo anche perché il conflitto è ormai in corso da oltre un anno e mezzo, con attacchi molto gravi sulla popolazione di Gaza».
Il fronte ucraino appare meno polarizzato, ma comunque segnato da un forte scetticismo.
«Non si tratta tanto di cosa dovrebbe accadere, ma di cosa gli italiani pensano che accadrà. In particolare, si è parlato di una possibile tregua o di un negoziato di pace, magari sull’onda del possibile cambio di guida negli Stati Uniti. Ma al momento, secondo il sondaggio, il 67% degli italiani ritiene che un accordo tra Putin e Zelensky sia molto difficile».
Solo il 25% crede che si possa arrivare presto a un accordo. Dunque, anche qui, l’ottimismo cala drasticamente.
Un tema centrale è stato anche il ruolo diretto dell’Italia nei due conflitti, in particolare attraverso l’eventuale invio di truppe in Ucraina, sulla scia delle proposte di Macron e Starmer per una missione militare europea.
«Quando si parla di un coinvolgimento diretto di truppe italiane, l’esito del sondaggio è schiacciante: l’81% dice no, non è una cosa da fare. Solo il 9% si dice favorevole».
Questa tendenza si conferma anche in sondaggi precedenti: gli italiani, pur non essendo filorussi, tendono a mantenere una posizione di equidistanza tra le parti, e rigettano ogni ipotesi di intervento armato.
Per concludere, Cianfanelli ha presentato un tracking di lungo periodo sull’ottimismo degli italiani riguardo la possibilità di una risoluzione dei conflitti.
«A novembre 2024, due terzi degli italiani pensavano che il conflitto in Ucraina fosse vicino alla conclusione. Oggi quella percentuale è scesa al 25%. Su Gaza siamo passati dal 30% al 12%: praticamente solo un italiano su nove pensa che la fine del conflitto nella Striscia sia imminente. Questo dipende anche da come si interpreta il conflitto di Gaza, visto che i contrasti tra Israele e Palestina vanno avanti da decenni. È chiaro che si sente un po’ di pessimismo».
I dati raccontano un’Italia che, pur essendo divisa nei giudizi politici, appare coesa nella richiesta di pace e fortemente contraria a un’escalation militare. Una popolazione che osserva con attenzione, ma anche con distacco, cercando di mantenere umanità, realismo e un certo scetticismo istituzionale.
ASCOLTA L’INTERVISTA COMPLETA SU “LAVORI IN CORSO” – CON STEFANO MOLINARI
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