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Di Bella e lo studio canadese sui morti da vaccino ▷ “Ecco cosa si può fare per evitare complicazioni”

Prevenire è meglio che curare, ma non sempre è possibile. Poi ci sono i casi in cui la “malattia” è talmente un tabù, da scoraggiare ogni informazione su una possibile prevenzione.
Uno studio canadese ha messo in luce un “legame causale ben definito” tra l’introduzione del vaccino anti-COVID e un aumento dei tassi di mortalità in 17 nazioni. I ricercatori stimano che i vaccini contro il Covid-19 possano essere responsabili di circa 17 milioni di decessi a livello globale, con la maggior parte di questi incidenti verificatisi tra le persone anziane.

Lo studio

Il rapporto di 180 pagine è stato redatto da Denis Rancourt, Ph.D., ex professore di fisica e scienziato capo per oltre due decenni all’Università di Ottawa, insieme a Marine Baudin, Ph.D., Joseph Hickey, Ph.D. e Jérémie Mercier, Ph.D. e pubblicato il 17 settembre.

L’analisi ha esaminato i tassi di mortalità durante la prima ondata della pandemia e in relazione alle campagne vaccinali in 17 nazioni: Argentina, Australia, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Malesia, Nuova Zelanda, Paraguay, Perù, Filippine, Singapore, Sud Africa, Suriname, Tailandia e Uruguay. Queste nazioni rappresentano il 9,10% della popolazione mondiale e il 10,3% delle iniezioni globali di COVID-19, con un tasso medio di 1,91 iniezioni per persona. I dati hanno mostrato tendenze simili in tutti i paesi analizzati.

Durante l’estate (gennaio-febbraio) del 2022, picchi senza precedenti di cardiomiopatia aritmogena sono stati registrati nell’emisfero meridionale e nei paesi equatoriali, coincidenti con o immediatamente precedenti a un rapido aumento delle dosi di vaccino anti-COVID-19 (3° o 4° dosi).

Il team di Correlation Research in the Public Interest, con sede in Canada, ha scoperto che più della metà delle nazioni analizzate non ha mostrato un incremento significativo della mortalità per tutte le cause fino a dopo l’introduzione dei vaccini COVID-19 e dei relativi richiami.

Attraverso un’analisi statistica dei dati sulla mortalità, gli autori hanno calcolato che il rischio di eventi avversi fatali aumentava con l’età, evidenziando una media di una morte ogni 800 iniezioni in tutte le fasce d’età e paesi.

Sulla base di questi dati, considerando le 13,5 miliardi di iniezioni somministrate fino al 2 settembre 2023, i ricercatori stimano che i decessi attribuibili ai vaccini COVID-19 siano stati circa 17 milioni (± 500.000) a livello mondiale.

“Questo rappresenterebbe un evento iatrogeno di massa che ha causato la morte dello 0,213 (± 0,006)% della popolazione mondiale senza prevenire in modo misurabile alcun decesso”, hanno affermato gli autori.

Hanno notato che questo numero è 1.000 volte superiore a quanto riportato in precedenti studi clinici, monitoraggi di eventi avversi e statistiche sui decessi.

In sintesi, “I vaccini COVID-19 non hanno contribuito a salvare vite umane e sembrano presentare rischi tossici significativi”, hanno sottolineato.

Le iniezioni si sono rivelate particolarmente pericolose per gli anziani in tutti i 17 paesi presi in esame.

Infine, gli autori hanno raccomandato ai governi di “terminare immediatamente la politica di sanità pubblica che privilegia gli anziani per la vaccinazione contro il COVID-19, fino a quando non saranno condotte analisi valide sui rischi e benefici”.

“Cosa si può fare per prevenire”

Il dottor Giuseppe Di Bella ci ha scritto un libro su come, applicando alcune sostanze ormai dalla chiara e acclarata evidenza scientifica, si ottenga in prevenzione un’azione antinfettiva e antitumorale. Un risultato “tuttofare”, come nel caso delle vitamine. Perché? “Perché intervengono alle radici della vita, così come la somatostatina e la melatonina, i cui studi scientifici superano ormai in quantità quelli dell’aspirina”.
In determinate quantità, da assumere in precisi momenti, tali sostanze prevengono dunque anche complicazioni come gli effetti avversi da vaccino. Un intero capitolo del libro di oltre 500 pagine Di Bella lo ha dedicato proprio a questo: “La spike non resta lì dopo la vaccinazione. Va in giro ovunque nel corpo e il danno rischia di essere multiorgano”.

L’approfondimento è nell’intervista (video).

Redazione

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