Elon Musk e l’UE: una storia di un rapporto non troppo florido. È la storia di un conflitto di idee che alla fine potrebbe vedere una parte far vincere la propria sull’altra. In mezzo però c’è un’idea fondamentale: la libertà di espressione, materia su cui stanno “discutendo” il proprietario di Twitter e la Commissione europea. Ma la strada non sembra essere iniziata col favore della discussione.
“Possono essere imposte sanzioni“, aveva annunciato su X Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno e i servizi.
Questo riguardo a presunti contenuti illegali. Illegali per chi? Per il Digital Services Act, la legge europea per combattere la disinformazione. Musk non aveva esitato a rispondere: “Vi preghiamo di elencare le violazioni su X, cui si allude, in modo che il pubblico possa vederle“.
Da Breton arrivò un “No, dille tu”, cui seguirà l’avviso di Musk: “Noi agiamo all’aperto. Niente accordi sul retro“.
L’UE potrebbe non aver ben compreso quest’ultimo suggerimento.
Dopo aver ufficialmente avviato la procedura d’infrazione nei confronti del social, il Digital Act entra nel vivo dell’azione.
La Commissione, fa sapere Margrethe Vestager, commissario europeo per la concorrenza, ha dato una prima “opinione preliminare” sulle infrazioni di X. Il social starebbe violando “la legge sui servizi digitali (DSA) in aree legate ai dark pattern, alla trasparenza della pubblicità e all’accesso ai dati da parte dei ricercatori”. Ovviamente, si legge nella nota, “X ha ora la possibilità di esercitare i propri diritti di difesa esaminando i documenti contenuti nel fascicolo dell’indagine della Commissione”. Questo prima che le opinioni della Commissione vengano confermate o meno (da chi?). Se venisse accertata la colpa di Musk, “tale decisione potrebbe comportare sanzioni fino al 6% del fatturato annuo mondiale totale del fornitore e ordinare al fornitore di adottare misure per affrontare la violazione. Una decisione di non conformità può anche innescare un periodo di supervisione rafforzato per garantire il rispetto delle misure che il fornitore intende adottare per porre rimedio alla violazione. La Commissione può anche imporre penalità periodiche per obbligare una piattaforma a conformarsi“.
Non si è fatto attendere troppo Elon Musk, che ha citato il tweet di Vestager parlando di uno scottante retroscena.
“La Commissione Europea ha offerto a X un accordo segreto illegale: se censurassimo silenziosamente i discorsi senza dirlo a nessuno, non ci multerebbero. Le altre piattaforme hanno accettato l’accordo. X no“.
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